Lo «scambio» americano: 7 auto per l’Europa
L’alleanza di Fiat e Chrysler, al terzo anno, ha creato una uniformità tecnica e di stile che sta superando le connotazioni nazionali dei due gruppi, oggi esiste una sola identità , multinazionale, che permette uno scambio di tecnologia e di prodotti, una condivisione di progetti, di ricerca e di sviluppo che genera risparmi per centinaia di milioni di euro.
Alcuni modelli, pur costruiti in America, verranno esportati nel continente europeo. Jeep, sarà il marchio che beneficerà maggiormente di questa opportunità , è l’unico destinato a essere venduto in tutto il mondo. La nuova Jeep Liberty, in codice D-Suv, da noi sarà chiamato Cherokee, utilizza l’architettura dell’Alfa Romeo Giulietta, precederà il Wrangler (C-Suv), il Grand Voyager e il Grand Cherokee, in versione a sette posti.
L’Alfa Romeo che, nel 2014 tornerà negli Stati Uniti, con la 4C, un coupé dotato di motori prodotti in collaborazione con la Ferrari, verrà realizzata nello stabilimento della Maserati di Modena, ma la futura Giulia (erede della 159), è assegnata a un impianto in Usa, che provvederà poi a inviarla alle concessionarie europee.
Il brand Maserati, coinvolto in questa strategia di scambi, vede la produzione della Quattroporte, iniziata nello stabilimento di Grugliasco, ex Bertone, mentre nel sito di Jefferson North, a Detroit, verrà costruito, dal 2013, a fianco della Grand Cherokee, il suv Maserati, definito provvisoriamente Kubang, ma non sarà questo il suo vero nome.
La piccola Jeep (B-Suv) si fabbricherà con la 500X (saranno gemelle), sulla stessa piattaforma, in un sito che ancora non è stato definito. La nuova Chrysler 200, quella che in Europa si chiamerà Flavia, la berlina «strategica» del gruppo, dai consumi contenuti (16 km con un litro), verrà svelata al Salone di Detroit a gennaio. La piccola due volumi compatta, la Chrysler 100, da noi potrebbe essere la futura Lancia Delta, ma non ha ancora una collocazione produttiva. La Fiat 500 elettrica, elaborata completamente in territorio americano, verrà portata, dal 2014, anche in Europa.
Lo «scambio» dei modelli da una sponda all’altra dell’Atlantico è uno dei successi dell’operazione Fiat negli Stati Uniti che non riuscì in passato a Daimler. L’interscambio è senza confini, in particolare nel settore dei motori. Quando devono riassumere i successi americani, i manager del Lingotto elencano una sfilza di premi e riconoscimenti. Vediamolo questo «medagliere»: per il quarto anno consecutivo, Fiat-Crhysler è nei Dow Jones Sustainability Indexes World e Europe, con un punteggio di 91/100 centesimi, rispetto alla media di 74/100 delle altre industrie. Per quest’anno e il prossimo, tra le case europee sono state ammesse solo il gruppo italo-americano e Bmw. Il riconoscimento premia in particolare la difesa dell’ambiente. Per il quinto anno Fiat è leader tra i principali brand europei per il basso livello di emissioni di CO2, una delle ragioni per cui gli Stati Uniti, con Chrysler, hanno scelto di legarsi al gruppo italiano. Il piccolo motore bicilindrico TwinAir è stato inoltre nominato International Engine of the Year 2011, il gigantesco Pentastar V-6 è considerato, da Ward’s Automotive, tra i dieci migliori al mondo.
Bianca Carretto
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