«La lotta contro la corruzione fa crescere il reddito di un Paese»

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ROMA — Ormai quasi tutti i giorni il presidente del Consiglio ricorda a se stesso e alla maggioranza che «la legge anticorruzione si farà  prima della fine della legislatura perché è essenziale per la competitività  del Paese». E ancora ieri il governo ha schierato i ministri Paola Severino, Anna Maria Cancellieri e Filippo Patroni Griffi su questo fronte perché la settimana di ripresa dei lavori parlamentari si profila piuttosto calda. A Cernobbio, al workshop dello studio Ambrosetti, il Guardasigilli ha citato un dato che da solo dovrebbe convincere tutte le forze politiche sull’ineluttabilità  di una più severa normativa contro la corruzione: «Secondo le stime della Banca mondiale, la crescita del reddito potrebbe essere superiore del 2-4% con una efficace lotta alla corruzione».

Per questo il ministro Patroni Griffi (Funzione pubblica) ha ricordato che nel ddl c’è anche la prevenzione: «Contro la corruzione servono infatti la rotazione dei dirigenti e maggiori incompatibilità  per chi è al vertice nella Pubblica amministrazione».
Domani pomeriggio, in sede di commissioni congiunte Affari costituzionali e Giustizia, si capirà  quali sono le intenzioni dei senatori del Pdl che non hanno digerito il testo votato dalla Camera: gli iscritti a parlare per la discussione generale sono per ora solo due ma il segretario Angelino Alfano conferma che (per ora) sulla giustizia non cambierà  linea: modificare il ddl anticorruzione in senso garantista per gli imputati e, soprattutto, far marciare di pari passo questo testo con la legge sulle intercettazioni e con la legge comunitaria 2010 che porta con sé la norma sulla responsabilità  civile dei giudici. «Ecco, il governo batta altri due colpi», suggerisce Alfano.
E anche la Lega, che con il Pdl ha la maggioranza in aula al Senato, è rientrata nella partita: «Siamo pronti a votare il ddl anticorruzione — ha detto il segretario Roberto Maroni — a condizione che il governo non ponga la fiducia». Ma senza il paracadute della fiducia, a Palazzo Madama il governo rischia di mandare in frantumi le novità  introdotte alla Camera (nuovi reati di traffico di influenze illecite e di corruzione tra privati; innalzamento di tutte le pene minime per i reati contro la Pubblica amministrazione) e di avventurarsi in un quarto passaggio parlamentare, alla Camera, che rischia di essere fatale. E questo significherebbe rompere il rapporto di fiducia che il governo ha con il Pd e perdere l’appoggio dell’Associazione nazionale magistrati.
A Cernobbio — dove ha ribadito che l’anticorruzione è una assoluta priorità  per il Paese — il ministro Paola Severino ha fornito la sua risposta standard sul ddl intercettazioni: «Per questo governo non ci sono tabù ma leggi da fare. Quando sarà  il momento, e non mi risulta che il ddl sia calendarizzato (per settembre, ndr), daremo il nostro contributo». Ma questo approccio attendista verrà  certamente messo in discussione oggi a Frascati dove Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello accolgono il ministro Severino a una tavola rotonda della loro Summer School.
Nel Pdl, il dibattito è vivace. Gaetano Pecorella, che pure chiede modifiche in senso garantista al ddl anticorruzione, dice che «sulla giustizia non sono ammissibili gli scambi. Se una legge è buona va votata». Invece, Osvaldo Napoli ribatte che l’anticorruzione passa se passa la responsabilità  civile dei magistrati: «O tutto o niente». Ma in realtà  «il Pdl vuole bloccare tutto», attacca Anna Finocchiaro (Pd) che ringrazia la Severino. E Pier Ferdinando Casini si schiera con il Pd: «Non è accettabile un rinvio di una legge anticorruzione».


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