«In 4 anni Obama ha fallito Ma Romney ha un piano»
Perry parla davanti a una ristretta cerchia di piccoli imprenditori italiani riuniti nella residenza privata del console generale degli Stati Uniti a Milano Kyle Scott. Stringe le mani, invita tutti a vedere il circuito per il Grand Prix costruito ad Austin. E, soprattutto, vanta i dati economici del suo Stato, tra i migliori negli Usa. «La recessione — dice — si sente. Ma noi continuiamo a creare posti di lavoro. Siamo i primi nelle esportazioni. Anni fa puntavamo solo sul petrolio, poi abbiamo diversificato. E la gente si trasferisce da noi per cercare lavoro».
Sulla vittoria di Romney, però, non scommette. «Dio mi è testimone — dice al Corriere — che se dovessi dire oggi chi diventerà presidente rimarrei muto. So chi vorrei che vincesse, so perché voglio che vinca e spero che gli americani capiscano che la cosa più importante è come potranno sostentare la loro famiglia. Obama ha avuto quasi quattro anni di tempo e ha fallito. I dati sull’occupazione lo dimostrano. Romney, invece, ha un piano per riportare al passo l’America». E anche lui ne aveva uno. Perry è stato tra i candidati alla nomination repubblicana, forte del suo triplice mandato da governatore, ma ha dovuto gettare la spugna. Rimpianti? «No — dice convinto —, è difficile vincere quando si corre per la prima volta. Mitt aveva più esperienza. Però ho capito due cose: che bisogna candidarsi con anni di anticipo e che non bisogna farsi operare alla spina dorsale poco prima del voto».
La corsa presidenziale è serrata. Obama è in leggero vantaggio ma i giochi sono apertissimi. «La cosa che mi spaventa è che a decidere l’elezione dell’uomo più potente d’America sarà un piccolissimo segmento della popolazione: quel 5% di indipendenti che è ancora indeciso nei sei-otto Stati chiave. Il nostro destino è nelle loro mani». Per lui, che è metodista, il mormonismo del candidato repubblicano non sarà un handicap: «Dopo aver visto la convention democratica e aver sentito i fischi dei delegati quando si nominava Dio credo che non ci sia proprio alcun problema nella religione di Romney».
E il voto femminile? I sondaggi mostrano senza ombra di dubbio che le donne sono in maggioranza con Obama. Non sarà forse a cause dell’insistenza dei repubblicani sui cosidetti temi sociali? Perry su questo è irremovibile. Lui è un conservatore convinto: pro vita, nemico giurato delle nozze gay, creazionista della prima ora, sostenitore del diritto inalienabile a girare con un’arma in tasca. «Nulla è più a favore delle donne che essere sicuri di avere un’economia che renda possibile avere un lavoro per sostenere la famiglia. Il resto sono escamotage dei democratici per non parlare di economia». L’intervista è finita. Una coppia di giovani imprenditori si avvicina per parlargli della loro produzione di semilavorati per gelati. E lui esulta: «Il gelato ha un grande futuro in Texas. Venite a trovarci». Gli affari non possono aspettare.
Monica Ricci Sargentini
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