L’impegno di Passera «Caso non impossibile» La chiusura dell’azienda è rinviata di un mese

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La merce rara di cui si discute è il tempo, in attesa di un compratore che ieri si sarebbe palesato con maggior forza nel gruppo inglese Klesch, attivo nel comparto dell’alluminio e specializzato nel rilevare aziende decotte. Gli americani dell’Alcoa hanno così accettato di spostare l’inizio delle procedure di spegnimento dell’impianto per arrivare entro fine anno alla definitiva chiusura del colosso metallurgico come, del resto, da programma annunciato l’anno scorso dal management e concordato con governo e sindacati. Ma la Cgil giudica insufficiente questa mediazione e ieri ha chiesto di spostare tutta la trattativa a Palazzo Chigi.
L’interesse formale della Klesch, che avrebbe superato quello manifestato nei giorni scorsi dalla svizzera Glencore, è stato confermato da De Vincenti e ieri l’Alcoa si sarebbe detta disponibile ad aprire un negoziato direttamente con il fondo inglese guidato da Gary Klesch. Comunque a breve Palazzo Chigi e istituzioni territoriali convocheranno le due multinazionali «per verificare lo stato di avanzamento della trattativa e fornire l’adeguata assistenza per il superamento di eventuali ostacoli e difficoltà ». È quanto si legge nel comunicato finale emesso dal ministero al termine di dieci ore di trattativa non stop. Ma è soprattutto un modo per stanare le vere intenzioni dei presunti compratori e appurare che non sia un gioco delle parti.
Il ministro Corrado Passera ha seguito da vicino la partita anche se ha potuto raggiungere «fisicamente» il tavolo delle trattative solo nel pomeriggio dopo l’incontro con il collega francese. Il ministro ha confermato che quello dell’Alcoa «è uno dei casi più difficili che abbiamo ma non ho mai pensato che fosse un caso impossibile». Aggiungendo un passaggio cruciale: «Impegniamoci però tutti quanti anche sul Piano Sulcis per ricercare altre occasioni di sviluppo sostenibili per il territorio». In altre parole se il futuro della produzione di alluminio in Italia è definitivamente compromesso — ma anche nel resto del mondo dove è già  stata annunciata la chiusura di molti stabilimenti pure in Usa e in Germania — dopo l’entrata in funzione del mega impianto in Arabia Saudita che dal 2013 ridurrà  il prezzo del metallo leggero da 2.500 a 1.700 dollari la tonnellata, forse è meglio escogitare qualcosa che riqualifichi e rilanci in modo definitivo tutta l’area.
Al tavolo ieri hanno partecipato anche il governatore della Sardegna Ugo Capellacci e il viceministro al Welfare Michel Martone che insieme allo Sviluppo ha definito meglio il piano di ammortizzatori sociali incardinato su due anni di cassa integrazione seguiti da altri 4 di mobilità . Nel comunicato del ministero viene specificato anche che l’Alcoa si è impegnata a pagare la tecnologia speciale che consente alle celle elettrolitiche di essere rimesse immediatamente in funzione laddove arrivasse un nuovo compratore oltre il termine del 31 gennaio quando gli altiforni cesseranno di funzionare.


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