L’euro in mano a 8 saggi la parola alla Corte tedesca

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BERLINO — Mezzogiorno di fuoco per il futuro dell’Europa: nella placida, bella Karslruhe, laggiù nel sudovest dove già  quasi senti sapore di Francia, si decide il nostro domani. Laggiù, alle dieci in punto di mercoledì, un magistrato quarantanovenne che già  una volta ha detto no ad Angela Merkel, un gigante buono alto un metro e 95, abituato per rigore a lavorare d’estate senza aria condizionata, e gli altri sette del suo collegio, pronunceranno la sentenza. Diranno se il Fondo salva-Stati europeo Esm è compatibile o no con il Grundgesetz, la costituzione del dopoguerra democratico nata a Bonn. Non ci sono solo ennesimi ricorsi degli euroscettici sul tavolo del giudice costituzionale Andreas Vosskuhle: i governi di tutta Europa e i grandi manager a Canary Wharf a Londra, Barack Obama e lo sfidante Romney, i big di Wall Street e i governanti nella Città  Proibita a Pechino pendono dalle sue labbra. È il giorno del giudizio, sentenzia il Financial Times, e dà  voce alle ansie globali.
L’ultima sfida viene dal guru degli euroscettici: Peter Gauwei-ler, ideologo della Csu bavarese che già  aveva presentato il primo ricorso insieme ai postcomunisti dell’ex Ddr. Adesso chiede di ripensare tutto finché la Bce non si rimangerà  la scelta di acquisti illimitati di bond. Rischio di rinvio, dicono alcuni. Angela Merkel e Wolfgang Schaeuble si mostrano fiduciosi: aspettiamo la sentenza senza paura, fanno sapere. Ma la suspence non cala, e non è escluso del tutto un rinvio.
«Siamo i custodi della democrazia tedesca, è il nostro mandato da quando nel 1951 la Corte fu creata, perché l’orrore tedesco non si ripeta». Ecco il credo dei 16 giudici nella sontuosa, rossa toga quasi cardinalizia, che non guardano in faccia nessuno. Sedici, di cui otto saggi dell’Alto collegio, quelli che mercoledì alle dieci in punto, diranno al mondo se si può salvare l’euro, o se ciò è qui incostituzionale.
“Praeceptor Europae”, chiamano in latino la Consulta tedesca. Fortino meno arroccato della Bundesbank, ma più imperscrutabile. Da quando esiste si è spessissimo sostituita al Bundestag indeciso: 200mila cause, 95 su cento delle quali su temi costitutivi. Quando qui si dice “Karlsruhe ha deciso”, suona come l’antico “Roma locuta, causa finita” vaticano. Più ancora della Corte suprema Usa, il Bundesverfassungsgericht è temuto per il suo istinto primario d’indipendenza. Richiamo della foresta in nome della legge, per non svegliare spettri cupi come Roland Freisler, il giudice supremo di Hitler che mandò alla ghigliottina i giovani della Rosa Bianca, fece fucilare alla schiena i congiurati del 20 luglio 1944, poi sparì come un demone tra le ceneri di un raid dei Lancaster inglesi.
Tra mille sfumature, prevedono qui a Berlino, gli otto “semidèi in rosso” sono a un bivio: o bocciano lo Esm, e allora l’euro può saltare. Oppure lo approvano pur con distinguo e codicilli. E allora è l’inizio della fine delle sovranità  nazionali, quella tedesca e le altre. Forse diranno sì chiedendo in cambio di sostituire le Costituzioni nazionali, con referendum costituzionali politicamente problematici in Germania e altrove. Vostro onore Andreas Vosskuhle non ha paura, pone il rispetto delle leggi sopra ogni altra realtà . Per questo disse già  una volta no ad Angela Merkel: quando la “donna più potente del mondo” gli chiese invano — col corrotto Christian Wulff presidente dimesso — di candidarsi a nuovo capo dello Stato. No, rispose il placido Andreas, meglio interpretare e servire le leggi dello Stato che guidarlo.


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