Lazio, i pm accelerano sull’inchiesta e Fiorito oggi si presenta in procura
ROMA – La mezza resa del Pdl arriva alle dieci di sera, nel tentativo di salvare il salvabile. Il partito accetta, se non «l’azzeramento totale» richiesto da Renata Polverini come condizione per andare avanti alla guida della Regione Lazio, almeno una drastica operazione di tagli, un repulisti che la governatrice andrà a presentare oggi in quello che si preannuncia come lo snodo politico più difficile della sua legislatura. Capita per caso a 900 giorni esatti dalla sua sorprendente vittoria nel 2010. Un’era politica fa. Oggi, invece, lo dice anche Francesco Storace che in queste ore di tensioni ha giocato di sponda con la governatrice: «Credo che la partita in Regione sia finita». Lapidario. Se poi, andrà proprio così, lo si capirà nel pomeriggio, verso le 16, quando l’ex sindacalista Ugl parlerà alla Pisana dettando le sue condizioni: «O si fa come dico io, o si tagliano commissioni, stipendi e fondi ai gruppi o io vi abbandono al vostro destino e vado via».
E a leggere il comunicato di ieri sera – arrivato, raccontano, dopo un giro di telefonate tra la presidente, Silvio Berlusconi e Angelino Alfano – sembra che le condizioni siano state accettate: «I consiglieri del Pdl (seguono i nomi dei 16 componenti, escluso Franco Fiorito ma compreso il presidente del consiglio, Mario Abbruzzese, ndr) saranno in prima linea nel sostenere l’azione di drastica riduzione dei costi della politica annunciata in questi giorni dalla presidente Renata Polverini a cui ribadiscono assoluta fiducia nel rispetto del mandato popolare».
Da qui a dire che la crisi è rientrata, però, ce ne vuole. Anche perché i mugugni, prima del comunicato, non sono stati pochi all’interno del partito. Con l’europarlamentare Antonio Tajani e i suoi fedelissimi alla Pisana (primo fra tutti il nuovo capogruppo Franco Battistoni, il rivale di Fiorito) a difendere «l’autonomia» del gruppo. Dall’altra parte, invece, l’ala conciliante del Pdl, rappresentata da Fabrizio Cicchitto e dal segretario romano del partito, Gianni Sammarco. Nonostante la resa sui tagli (la Polverini dovrebbe imporre la riduzione a 10 commissioni dalle 19 attuali, la decurtazione di circa tremila euro degli stipendi mensili dei consiglieri e il taglio dei fondi ai gruppi) resta comunque il nodo politico sul passo indietro sia di Battistoni sia di Abbruzzese, preteso dalla governatrice. Il primo è poco amato dalla Polverini per aver messo in difficoltà , alcuni mesi fa, l’assessore all’agricoltura Angela Birindelli, in uno scontro di potere tra viterbesi. Il secondo, invece, porta la responsabilità , secondo la presidente, di aver avviato la malagestione dei fondi ai gruppi.
Ieri, fino a tardi, è andata avanti la mediazione per convincere almeno uno dei due al passo indietro, nella speranza che il via libera ai tagli possa addolcire la posizione della Polverini, consapevole di non essere amata dal suo (ormai sempre più ex) partito. «Come può pretendere di venire a dettare legge qui da noi? – sbottava un dirigente di osservanza berlusconiana – Quando le conviene il Pdl è il suo partito, quando non le piace si allontana e flirta con l’Udc». Il clima, insomma, resta teso. Mentre sulla Regione incombe l’inchiesta della magistratura contro Fiorito, indagato per peculato. In giornata l’ex capogruppo si presenterà in procura. Col suo avvocato Carlo Taormina, sta valutando se denunciare le spese folli dei suoi ex colleghi. Comprese quelle che riguardano i pagamenti a tv locali e siti di informazione per la realizzazione di servizi e articoli. Qualcosa che ricorda il caso delle interviste tv a pagamento scoppiato in Emilia-Romagna.
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