Lazio, è assedio alla Polverini Pd, Idv e Sel: “Noi ci dimettiamo”

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ROMA — Il Pd, alla fine, si scuote. Dopo una consultazione con Pier Luigi Bersani, il segretario laziale Enrico Gasbarra invoca «un elettroshock» e chiede lo scioglimento dell’assemblea regionale travolta dallo scandalo dei fondi pubblici. Di più, si dimettano intanto gli eletti del Pd: «Sicuro dello spirito di servizio a cui tutti si sentono chiamati — scrive Gasbarra in una nota — chiedo ai consiglieri del Pd la disponibilità  a mettere in atto tutti i gesti più concreti per raggiungere l’obiettivo del voto». Un appello a cui risponde a stretto giro il capogruppo in regione Esterino Montino: «È necessario un atto di forte rottura. Abbiamo avviato la raccolta di firme per le dimissioni dei consiglieri regionali del Pd». Montino si augura che la decisione di dimettersi in massa «venga accolta anche da tutti coloro che non sopportano più di assistere inermi alla deriva della Regione». La scossa arriva dopo due giorni di martellamento da parte dei giornali — primo il Manifesto — e di pressioni anche interne per una svolta. Ancora ieri Lucio D’Ubaldo del Pd invitava il suo partito a «fare mea culpa». Così come Vincenzo Vita auspicava una iniziativa «forte e inequivoca» del Pd.
E tuttavia l’appello alle dimissioni lanciato dai democratici (e raccolto da Italia dei Valori e Sel) cade nel gelido silenzio dell’Udc, che nel Lazio ha persino 2 assessori. I numeri sono chiari. Sulla carta la maggioranza conta su 42 consiglieri contro i 29 delle opposizioni.
Se i 6 dell’Udc si dimettessero si avrebbe di fatto la paralisi della Pisana: 35 contro 36. Ma si dovrebbe dimettere anche Francesco Pasquali, l’unico consigliere di Fli: «Dimissioni? Quella del Pd — risponde il finiano — è una presa in giro visto che subentrerebbero i primi dei non eletti. È una cortina fumogena per nascondere la loro corresponsabilità  nella definizione delle regole che hanno portato a questo schifo. Forse al Pd hanno paura che l’inchiesta si allarghi». Intanto lo scandalo della Pisana
provoca un sussulto nella magistratura contabile, pur abituata a vederne di tutti i colori. La Corte dei conti, dichiara il presidente Luigi Giampaolino «è molto preoccupata» perché «sono fatti gravissimi in cui noi stessi, che siamo abituati a queste patologie, non pensavamo che si potesse giungere a tanto». Si sente anche la parola dei vescovi. Per il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, gli sprechi di “Batman” e compagni «sono una cosa vergognosa». Interviene anche il vicario del Papa a Roma, cardinale Agostino Vallini, con una ferma condanna per il «persistere di privilegi di corporazioni, scandali e abusi di denaro pubblico che sono intollerabili». Ma è nel Pdl che la vicenda Fiorito-Battistoni-Abbruzzese si ripercuote con più drammaticità . Qualcuno inizia infatti a non poterne più. «La misura è colma. Non c’è spazio nello stesso partito — sbotta Guido Crosetto — per le persone serie e i professionisti del malaffare». Per l’ex sottosegretario «o il Pdl ha la forza di fare pulizia completa oppure non c’è più spazio per me e senza alcun problema tornerò a fare altro». Dichiarazioni «sbagliate e controproducenti », secondo il coordinatore nazionale Sandro Bondi. Ma
Crosetto non arretra: «Se Bondi si trova bene con Fiorito e lo preferisce a me, lo dica con chiarezza e ci stia lui». Un caos su quale ha intenzione di intervenire lunedì Berlusconi, lanciando l’idea di una «spending review» delle regioni guidate dal centrodestra. Il governatore Gianni Chiodi annuncia di essersi già  portato avanti: «L’Abruzzo ha ridotto il debito del 25%, ha ridotto in modo considerevole la sua spesa pubblica e si appresta a ridurre le tasse. L’Abruzzo è rock».


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E alla fine, dopo le tonnellate di assemblee e iniziative, e poi le polemiche e le rotture, Cambiare si può dice sì alla partecipazione alla lista di Ingroia. Lo ha fatto con una consultazione online dei 13.200 firmatari dell’appello che si è conclusa con lo scoccare dell’anno vecchio.

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