by Sergio Segio | 13 Settembre 2012 9:52
Attorno al referendum sulla riforma Fornero si ricostruisce la sinistra arcobaleno. E l’operazione di Bersani per guidare la coalizione dei progressisti e poi siglare nel 2013 un patto di legislatura con Casini si fa ancora più complicata. Vendola, Ferrero, Diliberto, Bonelli, Di Pietro: la foto di gruppo davanti alla Corte di cassazione, dove martedì sono stati depositati i quesiti sul mercato del lavoro, ha dato fiato non solo a un Pdl assente dalla scena politica da tempo immemore e che invece ora si rifà vivo per esultare di fronte allo «svelamento del grande inganno dell’alleanza Pd-Sel» (Gasparri dixit), ma ha spinto anche Casini ha lanciare un aut-aut a Bersani, della serie o me o Vendola: «Chi, dopo il governo Monti, si vuole assumere la responsabilità di guidare il Paese, non può avere niente a che fare con chi ha presentato i referendum dal contenuto antitetico a ciò che si è fatto in questi mesi», dice il leader dell’Udc in una conferenza stampa convocata appositamente alla Camera. OGNI GIORNO HA LA SUA PENA Bersani è distante pochi metri, e ai giornalisti che lo incrociano in Transatlantico a Montecitorio risponde con un laconico «ogni giorno ha la sua pena». Poi allarga le braccia, e abbozzando un sorriso: «Da qui alle elezioni ogni giorno ci sarà magari Casini che ci dà ‘un bacino’ e Sel che ci critica, e il giorno dopo il contrario…». Insomma, il leader del Pd derubrica il movimentismo di Vendola insieme a Idv, Verdi, Pdci e Prc, da un lato, e i moniti lanciati da Casini, dall’altro, a pura tattica preelettorale finalizzata a posizionarsi e fare il pieno di voti nei rispettivi campi. Però Bersani sa bene che sarebbe deleterio dare l’impressione di voler governare con una compagine in stile Unione, composta da partiti eterogenei e perennemente a rischio paralisi a causa di veti incrociati. Per questo, rispetto al principio generale, il segretario del Pd mette in chiaro che nella «carta d’intenti», che andrà sottoscritta da chi vuole entrare a far parte della coalizione progressista, ci sarà un capitolo dedicato alla «responsabilità » e per il quale si prevede che i gruppi parlamentari decidano a maggioranza come votare, nel caso ci siano posizioni diverse su taluni temi. Mentre sul caso particolare del referendum riguardante la riforma Fornero spiega: «Non si può spaccare il Paese su una materia così delicata, la strategia referendaria non è quella giusta. Inoltre la legge prevede che nessun referendum possa svolgersi nell’anno delle elezioni politiche, mentre già dal 2013 la riforma potrà essere migliorata in Parlamento». VENDOLA NON RETROCEDE Il problema è però tenere salda la barra oggi, perché Bersani intende andare avanti nella costruzione della coalizione progressista insieme a Vendola, lasciando fuori Di Pietro e tutti gli altri con cui il leader di Sel si è lanciato nella raccolta di firme (che si estenderà a quesiti referendari sugli stipendi dei parlamentari, il finanziamento pubblico ai partiti e anche la riforma delle pensioni). Il governatore pugliese rivendica la scelta e conferma che non vuole arrivare a un’alleanza di governo con l’Udc: «Insieme a Bersani e al Pd possiamo costruire una coalizione e un programma dice al Tg3 della sera io mi alleo, non è che mi arrendo, non è che cedo il bagaglio di programmi, idee, valori di Sel. Bersani dice prima di tutto il lavoro? Per me prima di tutto il lavoro significa ripristinare il principio che nessuno può essere licenziato senza giusta causa». Quanto alla «carta d’intenti», che verrà presentata nella stesura definitiva a metà novembre, Vendala frena, e fa capire che non necessariamente vedrà la luce così com’è stata scritta da Bersani. «Non ho firmato alcuna carta di intenti del Pd dice il governatore della Puglia ad agosto ho presentato una carta d’intenti “È tempo di cambiare” di Sel». EFFETTO FORNERO La battaglia referendariaviene viene guardata con favore da quanti denunciano l’«effetto Fornero» sui posti di lavoro. Ieri si è svolto uno sciopero di protesta di due ore nell’azienda Design, dopo che tre iscritti alla Fiom sono stati licenziati alla Model Master di Moncalieri. In virtù della nuova normativa sui licenziamenti individuali spiega la Fiom l’azienda aveva infatti deciso di lasciare a casa tre lavoratori, giustificando il provvedimento con i cali produttivi, anche se l’azienda non ha mai fatto ricorso alla cassa integrazione o ad altre forme di ammortizzatori sociali. I tre lavoratori licenziati sono tutti iscritti alla Fiom-Cgil, e due di questi sono anche stati delegati. «Quello di Torino dice Edi Lazzi, responsabile Fiom-Cgil della Quinta lega è il primo caso di ricorso ai licenziamenti individuali secondo quanto previsto dalla riforma Fornero». Il ministro del Lavoro, dal canto suo, annuncia un monitoraggio «serio e scientifico» della sua riforma, che è fatta «di tante norme»: «Magari qualcuna funzionerà bene, qualcuna meno bene, guardiamo con animo sgombro da pregiudizi cosa funziona». Parlando alla festa movimento giovanile del Pdl, Atreju, Fornero dice che ci sarà un monitoraggio per poi giocare il suo pacchetto di norme «in modo neutro, con una valutazione scientifica, senza ascoltare le posizioni ideologiche di chi dice pregiudizialmente questo ci piace e questo no».
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