«Anticorruzione, vicini alla meta»

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COURMAYEUR — Si sente «più che ottimista» il ministro della Giustizia Paola Severino. Il disegno di legge anticorruzione? «Stiamo arrivando alla meta», assicura. Il lavoro di limatura del testo definitivo non è ancora terminato in Commissione giustizia al Senato, ma sia chiaro che «il disegno complessivo non può essere cambiato», puntualizza. «Continuo a lavorare, sono una perfezionista, perché fino a quando non penso di aver raggiunto, non dico la perfezione, ma almeno i migliori risultati possibili, non mi fermo», aggiunge il Guardasigilli chiudendo a Courmayeur (Aosta) il convegno su «Riciclaggio e corruzione» organizzato dal Centro nazionale di prevenzione e difesa sociale e dalla Fondazione Courmayeur.
Giudizio positivo sul ddl dal presidente della Corte dei conti Luigi Giampaolino: «Se ricordiamo da dove siamo partiti, si deve riconoscere che grandi passi avanti sono stati fatti». Giampaolino mette in guardia: «In questo momento nei cittadini e nelle amministrazioni pubbliche c’è una «più avvertita coscienza morale e civile», ma per quando la nuova norma sarà  approvata e calata nella «complessità  del nostro sistema», prevede «resistenze, specie in presenza di situazioni consolidate». Resistenze che il ministro mette in conto come «tema comune a tutte le riforme, soprattutto di spessore», ma non ci si potrà  fermare «di fronte alle prime difficoltà  applicative, meglio essere coraggiosi e andare avanti» perché «l’applicazione e l’interpretazione di quelle norme siano le più pronte e corrette possibili».
In una «situazione di emergenza» come l’attuale, la «meta fondamentale e realisticamente raggiungibile» dall’esecutivo Monti era di «coniugare il diritto con l’economia» attraverso «un’opera di razionalizzazione e armonizzazione messa in cantiere avvalendosi del substrato di un disegno di legge presentato dal precedente governo», aggiunge il Guardasigilli. Ora «nessuno può tacciarci di non aver preso dei punti fermi e di non averli perseguiti con molta tenacia», dichiara puntando il dito contro la corruzione e il riciclaggio che rappresentano un «costo pesantissimo per il nostro sistema produttivo, scoraggiano gli investimenti, anche esteri, riducono le potenzialità  di crescita del Paese, influiscono sulla fiducia dei cittadini nelle istituzioni rendendo meno efficace il loro operato».
Nel ddl ci saranno le nuove norme contro traffico di influenza e corruzione tra privati e resterà  la concussione, che è una «specificità  italiana il cui mantenimento pare sia stato condiviso».
Le inchieste sui consigli regionali (a Torino la Gdf sta esaminando le carte acquisite nei giorni scorsi) generano sconforto nei cittadini che vedono come le risorse pubbliche «sono state utilizzate in maniera scorretta», fenomeni «gravi» che per il ministro potranno essere combattuti meglio «viaggiando nella direzione giusta» con il «rafforzamento dell’apparato di prevenzione e di sanzione».
«Il governo metta la fiducia sulla legge anticorruzione e chiudiamola lì, senza preoccupazioni e senza tentennamenti», dichiara il segretario del Pd Pierluigi Bersani. Anche per Angelino Alfano, segretario Pdl, «occorre fare presto, per me possiamo andare avanti e, anzi, accelerare». Il disegno di legge è solo «un pannicello caldo», afferma il leader dell’Idv Antonio Di Pietro, che invita il governo a non accettare ricatti e ad approvare gli emendamenti del suo partito, disposto a dare la fiducia dopo aver letto il testo definitivo. E il vicepresidente del Csm Michele Vietti ritiene che sulla corruzione «il Parlamento non possa sottrarsi alle sue responsabilità : prima che sia troppo tardi la politica deve rimboccarsi le maniche e impugnare la scopa».


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