L’ANIMA DIVISA IN DUE DI ITALIA NOSTRA
La battuta che circola tra gli oltre diecimila soci è questa: «Siamo Italia Nostra, non Milano Nostra». Ma lo scontro interno tra le due anime della gloriosa associazione fondata, tra gli altri, da Giorgio Bassani, e che il 15 settembre dovrà eleggere il suo nuovo presidente, non è banale questione di campanilismi. In ballo, invece, c’è una scelta che potrebbe profondamente modificare le strategie di Italia Nostra, in particolare il suo rapporto con le istituzioni e i poteri forti.
Sembra ormai certo che la nomina a presidente sia una corsa a due tra Nicola Caracciolo, attuale vicepresidente nazionale nonché protagonista delle molte battaglie della sezione toscana, e Marco Parini presidente del presidio milanese dell’associazione. Se alla vigilia dell’elezione dei 24 consiglieri nazionali sembrava scontato un accordo per la nomina di Caracciolo, a sparigliare la situazione sono arrivati i 1300 voti dei soci lombardi (4 mila i votanti complessivi) che hanno fatto venire a Parini la voglia di provarci. È quindi scattata la caccia alla preferenza e la ricerca di alleanze. A fare da ago della bilancia non c’è tanto la presidente uscente, Alessandra Mottola Molfino, la cui gestione non ha entusiasmato molti soci («uno dei periodi più tristi nella vita della benemerita associazione » è la definizione dell’architetto Vezio De Lucia), quanto piuttosto un gruppetto di consiglieri di grande peso come l’urbanista Edoardo Salzano, e la professoressa Maria Pia Guermandi. Per tutti, la sfida che attende Italia Nostra è quella di farle recuperare quel ruolo, culturale e politico, di interlocutore istituzionale con ministeri, direttori della pianificazione e dell’urbanistica, funzionari e assessori regionali, per poter incidere nelle future scelte legislative a iniziare dal tema delle tutele in materia di paesaggio.
Come e con quale spirito dipenderà anche da chi sarà il nuovo presidente. I sostenitori di Caracciolo appartengono a quella tipologia di soci che, accanto alla prestigiosa matrice culturale di Italia Nostra, ne apprezzano anche il lato «movimentista», che condividono le battaglie di molti comitati di cittadini. I milanesi, invece, si presentano più moderati. Per molti attivisti di Italia Nostra i “milanesi” sono stati troppo tiepidi su alcune vicende importanti come il progetto per il park adiacente la basilica di sant’Ambrogio. Anche su una delle eccellenze dell’associazione, come il Boscoincittà , primo progetto italiano di riforestazione urbana e centro didattico, era stato ritenuto poco combattivo l’atteggiamento dei soci della Madonnina di fronte all’allora sindaco Letizia Moratti che tenne in sospeso il rinnovo della convenzione, poi siglata dal successore Giuliano Pisapia.
Ma quello che davvero ancora pesa sul curriculum della sezione lombarda, è quella clamorosa “gaffe” dell’inizio del 2011 quando, con l’intento di pubblicare un’antologia critica che rivisitasse il pensiero di Antonio Cederna – un altro dei padri di Italia Nostra –, i milanesi provocarono una tale sollevazione di intellettuali e ambientalisti da far addirittura interrompere la stampa del volume. Un ricordo che il 15 settembre non sarà ancora certamente evaporato.
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