La vera posta in gioco dei progressisti europei

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NEL DISCORSO A CHIUSURA DELLA FESTA DEMOCRATICA NAZIONALE A REGGIO EMILIA PIER LUIGI BERSANI HA DATO UNA CHIARA VISIONE delle grandi sfide che attendono il nostro Paese e ha parlato della necessità  di un momento costituente per l’Europa che restituisca alla politica e alla volontà  popolare il governo dell’Unione e soprattutto sottragga alla finanza «la licenza di uccidere». In una lettera al segretario politico del Partito democratico ho condiviso questa piattaforma politico-programmatica, che mi conferma nella convinzione di sostenere pienamente la sua candidatura alle prossime primarie.
Le parole di Bersani riecheggiano quelle di Francois Hollande nel suo discorso del Bourget: «L’avversario della sinistra ha detto l’allora candidato socialista non ha un nome, non ha un viso, non ha un partito, non si candiderà  mai e nonostante tutto governa». Questo avversario è una finanza senza regole. In venti anni il culto del denaro per il denaro, hanno spodestato l’economia reale distrutto lavoro, preso il controllo della società  e anche delle nostre vite.
Oggi basta un millesimo di secondo per spostare flussi finanziari immensi che minacciano l’esistenza di Stati democratici. La frattura politica del nuovo millennio non è più quella, novecentesca, fra capitale e lavoro. Oggi la linea di divisione fondamentale è fra finanza e democrazia. La finanza cerca di imporre il suo dominio sulla democrazia. Pensiamo alla politica economica dell’Europa che è sempre meno il risultato di un confronto democratico ma è imposta dai mercati. La finanza sta imponendo a società  stremate dalla crisi e dalla disoccupazione massacranti cure di austerità  su cui gli elettori non si sono mai pronunciati. Il destino stesso dell’Italia è appeso al filo dei capricci dei mercati finanziari. Tutto ciò non è democratico e noi dobbiamo ribellarci contro questa degenerazione. Vietare i prodotti tossici, regolare in maniera durissima i prodotti derivati, introdurre forme di controllo dei flussi internazionali dei capitali: su questi temi si giocherà  la vera battaglia per la democrazia europea nei prossimi mesi.
La battaglia per ristabilire la piena sovranità  democratica è durissima perché l’avversario è spietato e potente. L’asprezza di questo confronto ci impone di integrare la dimensione europea all’interno della nostra azione politica come giustamente ha fatto Bersani con la sua proposta per una Costituente europea perché è a Bruxelles che si decidono gli equilibri futuri.
Con le forze socialiste e progressiste europee dobbiamo costruire i presupposti per una svolta rispetto alla linea conservatrice, recessiva seguita dalla Ue sotto l’influenza dei governi di centro-destra. La svolta deve costruirsi attorno alla tutela del modello sociale europeo, al rilancio del lavoro inteso come occupazione ma anche come valore che dà  un senso alla vita di tutti noi. La gravità  delle sfide che abbiamo di fronte ci impone anche un cambio di passo nel modo di fare politica in Italia: il Pd deve trovare un’unità  di fondo ed evitare di disperdere le energie in battaglie provinciali e personalistiche, stonate e inadeguate rispetto al momento. Per questo, è sbagliato demonizzare chi esprime nel nostro partito opinioni diverse.
* Vicepresidente Parlamento europeo
La dispersione e la divisione, il veleno delle lotte personali, rischiano di lasciare un campo di rovine. La democrazia la si difende facendola vivere quotidianamente, tonificandola attraverso il dibattito e il confronto di idee. Un confronto che deve realizzarsi all’interno del Paese reale, di quell’Italia che si sporca le mani tutti i giorni. Partiti e istituzioni hanno il dovere di aprirsi al mondo del no-profit e dell’associazionismo, ai tanti amministratori locali sconosciuti ma eccellenti.
La classe dirigente deve essere selezionata unicamente su due criteri: la preparazione e il coraggio delle idee. Dalla riscoperta di questa Italia viva, troppo spesso dimenticata, dipende la possibilità  di aprire una nuova stagione che smentisca il disincanto e la frustrazione popolari che troppo spesso l’opacità  di questa politica ha alimentato.
La posta in gioco, caro Pier Luigi, è immensa. La costruzione di una società  umana e non mercantile, democratica e non oligopolistica, trasparente e coraggiosa deve diventare il faro della sinistra di questo decennio.


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