La Spagna fa tremare Borse e spread

by Sergio Segio | 27 Settembre 2012 9:55

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MILANO — Dalle crisi di Spagna e Grecia, passando per le polemiche interne alla Ue sulla vigilanza bancaria e sull’uso del fondo salva Stati, sono stati diversi i fronti che ieri hanno incendiato le Borse, facendo precipitare i mercati anche del 4% come non si vedeva da tempo. La peggiore è stata Madrid, -3,92%, seguita da Milano a -3,29%, e poi da Parigi, Francoforte e Londra, tutte in negativo. Complessivamente le Borse hanno bruciato 133 miliardi e gli spread sono tornati a salire, quello italiano a 375, quello spagnolo a 460. Analogamente, nell’asta dei Bot a sei mesi di ieri il rendimento ha sì continuato la discesa ma meno delle attese, a 1,5% (da 1,58%). Anche la Germania ne ha risentito, con un’asta di Bund che ha raccolto 3,2 miliardi contro i 4 stimati grazie soprattutto agli acquisti della Bundesbank. Oggi si vedrà  se continuerà  la volatilità  sul mercato e si verificherà  la tenuta dello spread nell’asta dei Btp a 5 e 10 anni.
Più forti dell’ottimismo di martedì dal presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, sono state le tensioni in Spagna per un eventuale ricorso all’aiuto del fondo salva-Stati Esm (European stability mechanism), non escluso dal premier Mariano Rajoy: «Posso assicurare al 100% che chiederei il salvataggio se i tassi sul debito restassero troppo alti per troppo tempo». Ieri i rendimenti dei bonos sono tornati oltre il 6%, un livello precedente all’annuncio della Bce dell’acquisto illimitato di titoli di Stato, anche per i venti secessionisti che soffiano dalla Catalogna e le proteste di piazza di questi giorni. Il mercato dà  per molto probabile che la Spagna chiederà  l’intervento della Ue, anche se si tratterà  di vedere se le condizioni saranno «ragionevoli», ha precisato sempre Rajoy.
Oggi il governo di Madrid – il cui Pil è visto in ulteriore calo dall’attuale -1,3% – presenterà  nuove misure di austerity con probabili strette sulle pensioni e aumenti di tasse, oltre a una vigilanza esterna sulla situazione contabile del Paese. La situazione spagnola influenza inevitabilmente l’Italia sui mercati, anche se ieri il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, ha ribadito che «non abbiamo bisogno di aiuti, un aiuto importante è già  essere parte dell’area euro». E anche Atene è tornata sotto i riflettori: il governo di Antonis Samaras dovrebbe trasmettere oggi ai partiti della coalizione il nuovo piano di tagli da 11,5 miliardi, per poi essere comunicato alla «troika» Fmi-Bce-Ue per ottenere la tranche da 31,5 miliardi di aiuti. Ma i timori sono che alla fine la Grecia debba avere bisogno di due anni in più per applicare le riforme, troppo rigide per la popolazione: ancora ieri ci sono stati scontri ad Atene.
In questo quadro s’è inserita la frenata di Germania, Olanda e Finlandia (cui si è aggiunta l’Austria, quarto Paese tripla A), i cui ministri delle Finanze hanno avvertito che l’Esm non potrà  intervenire fino a quando non vi sarà  uno schema europeo di sorveglianza bancaria, che però tarda a venire. E fino ad allora le perdite delle banche dovrebbero essere coperte dai governi nazionali. Per la Spagna – bisognosa di circa 60-80 miliardi per i suoi istituti – sarebbe una mazzata ulteriore. Ieri un portavoce della Commissione Ue non ha nascosto il disappunto di Bruxelles per una mossa (derubricata diplomaticamente a «contributo alla discussione») che tenta di rimettere in discussione gli accordi anti-crisi di giugno.

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