La promessa della Fiat: investire con la ripresa

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ROMA — Un vertice fiume lungo oltre cinque ore quello di ieri a Palazzo Chigi, tra il governo e i vertici della Fiat. Alla fine ne è uscito un comunicato congiunto nel quale l’azienda si impegna a salvaguardare la presenza in Italia, confermando gli investimenti «nel momento idoneo». E nel quale si annuncia l’avviamento di «un lavoro congiunto utile a determinare requisiti e condizioni per il rafforzamento della capacità  competitiva dell’azienda», in particolare «per individuare gli strumenti per rafforzare ulteriormente le strategie di export».

Sergio Marchionne, il presidente John Elkann e il responsabile delle Relazioni industriali, Paolo Rebaudengo sono entrati a Palazzo Chigi poco dopo le 16 per incontrare il premier Mario Monti, i ministri Corrado Passera, Elsa Fornero, Fabrizio Barca e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà . Vertice necessario per cercare un terreno comune che dia una prospettiva al Lingotto e alle decine di migliaia di lavoratori a rischio. Una settimana fa la Fiat aveva ufficialmente ritirato il piano Fabbrica Italia, presentato nel 2010, a causa dell’andamento molto negativo del mercato. Finora, per evitare i licenziamenti, l’azienda è stata costretta a fare un massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali a Mirafiori, Pomigliano e alla ex Bertone di Grugliasco. Ma nel 2013 la cassa integrazione dovrebbe andare in esaurimento. Il governo aveva già  chiarito che non è possibile fare ricorso a incentivi fiscali, come quelli che Marchionne ha citato a proposito degli stabilimenti in Brasile. Mentre si svolgeva l’incontro, fuori da Palazzo Chigi alcuni operai della Irisbus e di Pomigliano d’Arco inscenavano una rumorosa protesta.
Durante il vertice, nel quale non si sarebbe discusso di ammortizzatori sociali, la Fiat ha illustrato le sue stime sull’andamento del mercato automobilistico italiano e internazionale e le prospettive strategiche di sviluppo futuro del gruppo, concentrandosi in particolare su quelle che possono derivare dall’integrazione delle piattaforme di Chrysler e Fiat. Particolare riferimento è stato fatto ai 5 miliardi di investimento realizzato in Italia negli ultimi tre anni. Marchionne ha espresso apprezzamento per l’azione del governo che, rimarca il comunicato, «ha giovato alla credibilità  dell’Italia e ha posto le premesse, attraverso le riforme strutturali, per il miglioramento della competitività , oltre che per un cambiamento di mentalità  idoneo a favorire la crescita».
I vertici di Fiat hanno quindi manifestato l’impegno a salvaguardare la presenza industriale del gruppo in Italia, «anche grazie alla sicurezza finanziaria che deriva soprattutto dalle attività  extraeuropee». In questa prospettiva «Fiat è intenzionata a riorientare il proprio modello di business in Italia in una logica che privilegi l’export, in particolare extraeuropeo». Il gruppo inoltre ha manifestato la disponibilità  a «valorizzare le competenze e le professionalità  peculiari delle proprie strutture italiane, quali ad esempio l’attività  di ricerca e innovazione». Fiat ha quindi confermato la strategia dell’azienda a investire in Italia, «nel momento idoneo», nello sviluppo di nuovi prodotti per approfittare a pieno della ripresa del mercato europeo.
Il governo, a propria volta, «ha apprezzato i risultati che Fiat sta conseguendo a livello internazionale e l’impegno assunto nel corso della riunione a essere parte attiva dello sforzo che il Paese sta portando avanti per superare questa difficile fase economica e finanziaria».
Al termine della riunione, è stata annunciata la costituzione di un gruppo di lavoro, presso il ministero dello Sviluppo economico, per rafforzare le strategie di export. «La Fiat sta bene», aveva assicurato l’amministratore delegato prima dell’incontro.
La prossima settimana il governo dovrebbe convocare i sindacati rappresentati in Fiat, secondo quanto anticipato dal ministro del Lavoro, Elsa Fornero.


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