La mossa del Pd nel Lazio: ci dimettiamo, si deve votare

by Sergio Segio | 23 Settembre 2012 8:02

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ROMA — Il day after di Renata Polverini è da gita fuori porta. Gli spettacoli di delfini e pappagalli a Zoomarine, il parco acquatico di Roma, insieme ai bambini dell’Emilia Romagna. E poi la sagra del vino a Velletri, ai Castelli, dove trova chi la incoraggia («vai avanti») ma anche chi la contesta («vergogna»).
Intorno a lei, però, le acque sono agitate. Il presidente della Cei Angelo Bagnasco tuona contro «gli sprechi vergognosi di denaro pubblico», il vicario del Papa Agostino Vallini «assistiamo al persistere di privilegi di corporazioni, a scandali ed abusi di denaro pubblico che sono intollerabili», e sul fronte politico c’è battaglia sia a destra che a sinistra. Il Pd, adesso, sale sulle barricate. Enrico Gasbarra, il segretario regionale, annuncia la linea dura e parla di «elettrochoc necessario». In che senso? «La Polverini si è arroccata nel bunker, serve un progetto di ricostruzione, di rigenerazione della politica, per ridare al Lazio un nuovo governo». Gasbarra aggiunge: «Chiedo a tutti i consiglieri del Lazio di mettere in atto i gesti e le azioni più concrete per tornare al voto». La strada c’è: «Dare sostegno alla mozione di sfiducia alla Polverini, affinché diventi una mozione di scioglimento dell’Assemblea». Obiettivo, «isolare» la maggioranza. E costringere l’Udc, ago della bilancia per lo scioglimento del Consiglio regionale, a scegliere. Esterino Montino, capogruppo Pd alla Pisana, attacca: «Presenteremo una raccolta di firme per far dimettere i nostri consiglieri, spero che si uniscano anche gli altri dell’opposizione». Mezzo partito, da Luigi Zanda a Michele Meta a Vincenzo Vita, si accoda. Anche Sel e Idv ci stanno: ma per far decadere il consiglio, su 71 consiglieri, serve la maggioranza assoluta. Solo Lucio D’Ubaldo (Pd) si differenzia: «Sì al voto, ma anche il Pd faccia mea culpa». Stefano Cetica, assessore al Bilancio, parla di «resa dei conti nel Pd, in preda ad una crisi di nervi. Gasbarra parla di bunker della presidente, mentre lui e Nicola Zingaretti volevano arroccare la Provincia in una sede nuova da acquistare a oltre 200 milioni». Interviene anche Francesco Storace (La Destra), ormai «portavoce-ombra» della Polverini: «Gasbarra sembra impazzito. Ma il Pd in Regione ha spiegato al suo segretario regionale che cos’è successo? O pensano che il fatto di militare nel partito di Penati o sostenere la giunta di Vendola li autorizzi a recitare parti assolutamente ridicole? La Polverini si è comportata con rettitudine». Secondo la presidente «è stata la settimana più brutta del Lazio» e parla del suo stipendio: «È tutto sulla dichiarazione dei redditi». Il Pdl, invece, tace. E, anche questo, la dice lunga sui rapporti tra il partito berlusconiano e la governatrice. Sul campo, nel caso Fiorito, sono rimaste delle ferite, difficilmente rimarginabili. Guido Crosetto esce allo scoperto: «O il Pdl ha la forza di fare pulizia completa oppure non c’è più spazio per me e senza alcun problema tornerò a fare altro». Sulla stessa linea Maurizio Paniz ed Enrico Costa, che chiedono «regole severe». La situazione rimane, al di là  delle dichiarazioni dell’altro giorno (La Russa: «Il caso è chiuso»), piuttosto tesa. La Polverini ce l’ha con Angelino Alfano, «reo» secondo lei di non averle risolto i problemi: «Mi è toccato, come sempre, andare da Berlusconi», si è sfogata in privato la presidente. Lei aveva chiesto la «testa» del capogruppo Francesco Battistoni e anche del presidente del Consiglio regionale Mario Abbruzzese, Alfano ha tenuto il punto: «Ha ottenuto quello che voleva, siamo tutti d’accordo sui tagli, che altro vuole?», ragionava un dirigente di via dell’Umiltà . La Polverini, quindi, è andata a bussare a palazzo Grazioli e il Cavaliere, alla fine, l’ha accontentata. Ma anche lui, dicono i suoi, non è entusiasta di come sta andando nel Lazio: il rischio slavina, con effetto sulle altre Regioni, sembra già  cominciato con la Campania. E c’è tensione, al livello romano, anche tra le diverse anime nel partito. Situazione che ha portato alla «strana alleanza» tra Fabio Rampelli, ex An, ed Antonio Tajani, ex Forza Italia, uniti nel portare Chiara Colosimo come nuovo capogruppo in Regione e pronti ora a mettere in discussione il coordinatore regionale Vincenzo Piso, uomo legato al sindaco Gianni Alemanno.

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