“Io lotto per migliorare la società e il patto con Pier Luigi non è una resa”
ROMA — Nessun “disagio”, nessun “imbarazzo politico” nei confronti del principale alleato. Nichi Vendola sa benissimo che la compagnia dei referendari dà l’orticaria a molti colleghi del Pd ma tira dritto: «Sto costruendo un’alleanza, non sto praticando una resa». Il leader di Sel è anche fiducioso: «Il Pd non ha raccolto le firme nemmeno per il nucleare e l’acqua ma poi il corpo del partito è stato decisivo nella vittoria referendaria».
Vendola non le sembra una contraddizione appoggiare l’opzione referendaria e, contemporaneamente, praticare l’alleanza con il Pd che quella normativa ha contribuito, sia pur a denti stretti, ad approvare?
«Perché contraddizione? Penso che il centrosinistra si candidi alle elezioni per opporre alla società della paura la società della speranza, della dignità e civiltà del lavoro».
L’ex ministro Treu dice: referendum legittimo ma politicamente improponibile. Le modifiche all’articolo 18 sono in linea con l’Europa. A questo punto servirà un chiarimento con Sel.
«L’Europa di cui parla Treu è quella che si sta suicidando, quella che sta smantellando il welfare. Non si può uscire dal ‘900 per approdare ad un Ottocento in technicolor».
Ma forse non è opportuno nemmeno andare in ordine sparso se si pensa di governare insieme.
«Non si può monetizzare i diritti, non si può, per un licenziamento senza giusta causa, sostituire il reintegro con l’indennizzo. La Fornero riporta indietro le lancette della storia all’epoca in cui il lavoro era merce povera e il lavoratore era solo. Questo è uno sfregio, una ferita che vanno sanati».
L’iniziativa del referendum non è gradita a tutti in casa Pd.
«Mi scusi, ma se un governo di centrosinistra non si pone come obiettivo il miglioramento delle condizioni di vita, il tema drammatico della precarietà dei giovani, la modifica dell’attuale modello previdenziale, che governo del cambiamento è? Che ci presentiamo a fare? Hollande, che è un riformista pacato, ha già proposto in Francia un altro modello di società ».
Che senso ha fare un referendum che, comunque vada, arriverebbe dopo le elezioni? Nel 2013 ci sarà un nuovo Parlamento in grado di legiferare.
«Ovviamente io spero che il nostro referendum sia superato dalle modifiche che saranno introdotte dalla maggioranza di centrosinistra e spero anche che queste modifiche riusciranno a cambiare l’agenda di un’Europa che lavora contro l’Unione Europea. Mi batto per rilanciare il sogno di Spinelli, contro le ricette del club dell’austerity che ci hanno infilato nell’abisso della recessione».
Monti dice: le terapie d’urto aggravano la crisi ma poi arriva il secondo tempo, quello della ripresa.
«Rispetto Monti ma le sue sono diagnosi imprecise e generiche. La crisi sarebbe frutto di decenni di buonismo sociale… Monti non evoca le vere cause, lo strapotere della finanza, il trasferimento della ricchezza dal basso all’alto, la perdita del valore sociale del lavoro. Non si capisce perché mai debba sgorgare all’improvviso la ripresa, dopo aver strozzato il ceto medio e ridotto al minimo il welfare».
Torniamo al referendum. Lei sembrava un po’ a disagio nella foto ricordo con Di Pietro, Diliberto e Ferrero.
«Invece di concentrarci sul Palazzo, concentriamoci sulla vita vera, sulle persone. Non faccio tutto questo per una foto ricordo con i capipartito. Le mie foto sono con gli operai dell’Ilva e di Pomigliano»..
Anche il Pd mette in testa al suo programma il lavoro.
«Appunto. Bersani ha messo sulla scena politica italiana un oggetto prezioso: il suo proposito di cambiare l’agenda politica italiana. Il referendum va nella stessa direzione».
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