Interventi anti-inquinamento, tempi sempre più stretti all’Ilva
TARANTO. Una giornata di incontri per fare il punto della situazione su un futuro che ai più appare ancora molto nebuloso. Per questo ieri mattina negli uffici del siderurgico, i segretari generali dei metalmeccanici di Taranto, Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil, hanno incontrato il presidente dell’Ilva Bruno Ferrante, al quale hanno chiesto chiarezza sulle sue reali intenzioni dell’azienda. L’ex prefetto di Milano, dal 10 luglio al timone dell’Ilva, ha dichiarato che entro la prossima settimana l’azienda presenterà un crono programma con tutti gli interventi pensati per limitare le emissioni negli impianti posti sotto sequestro, a partire dall’area dei Parchi minerali. Ma la chiarezza, come spesso accade quando di mezzo ci sono Ilva e sindacati, non è mai troppa. Perché se da un lato Fim, Fiom e Uilm chiedono all’azienda che nel crono programma siano inserite le prescrizioni indicate dal gip e perseguite dai custodi giudiziali, prescindendo da quelle che saranno inserite nella nuova autorizzazione integrata ambientale da parte della commissione ministeriale IPPC-AIA, dall’altro non criticano le iniziative di Ilva sull’area parchi, che differiscono da quelle dei periti chimici e dei custodi. L’Ilva ha infatti in mente di adottare un sistema computerizzato, utilizzato da anni altrove, che consenta una maggiore umidificazione dell’area parchi, attraverso il posizionamento di una serie di cannoni, ubicati tra i cumuli, oltre al miglioramento del sistema della filmatura. Soltanto in un secondo momento invece, sarà presentato uno studio di fattibilità sulla copertura dei parchi: che però custodi e Procura chiedono da subito. Ciò detto, i sindacati hanno avuto rassicurazioni anche sui livelli occupazionali, che non subiranno esuberi: a fronte di un eventuale blocco di alcune aree, i lavoratori impiegati nelle stesse saranno ricollocati all’interno. Queste le intenzioni di Ferrante, che ha chiesto alla Procura di poter incontrare patron Emilio Riva, attualmente agli arresti domiciliari, proprio per parlare dei futuri investimenti e del futuro del siderurgico tarantino di proprietà del Gruppo.
I sindacati hanno anche incontrato i custodi giudiziali, che come previsto non hanno potuto rispondere alle loro domande. «Noi siamo custodi tecnici e non possiamo, per la particolarità del nostro ruolo, darvi le informazioni che ci chiedete, né avere un confronto periodico con voi. Se avete questa necessità , prendete contatto con la Procura della Repubblica di Taranto che è disponibile ad incontrarvi». L’ennesimo messaggio affinché si capisca che il futuro dell’Ilva di Taranto è in mano al Gruppo Riva da un lato ed alle decisioni della Procura dall’altro. Unico chiarimento fornito ai sindacati, quello sul blocco dei rifornimenti di materie prime: lo stesso è finalizzato a ridurre le colline di polveri minerali stoccate nell’area posta sotto sequestro. Quando l’altezza sarà diminuita, potranno arrivare al porto nuovi approvvigionamenti di materie prime per il funzionamento degli impianti, ma sempre sotto stretto controllo dei custodi. Nel pomeriggio invece, il procuratore capo, Franco Sebastio, ha incontrato i custodi nominati dal gip, al termine del quale ha dichiarato che «fino ad ora l’Ilva non ha presentato proposte valide per il risanamento degli impianti e il contenimento delle emissioni, supportato anche da un piano di investimenti. Abbiamo detto fino dal primo momento che la nostra porta è aperta, ma si devono trovare le soluzioni». In mattinata invece, il procuratore aveva incontrato gli ufficiali della guardia di finanza che l’altro filone d’inchiesta, «ambiente venduto», sui presunti rapporti di corruzione fra vertici del siderurgico ed amministratori pubblici, oltre che su presunte attività illecite nella gestione di alcune discariche in uso all’Ilva. Il procuratore ha ricevuto dai militari un voluminoso dossier, ora al vaglio degli inquirenti. Il Comitato di presidenza del Csm ha invece autorizzato l’apertura di una pratica in Prima commissione sugli attacchi ricevuti dal gip Patrizia Todisco dopo la sua decisione di disporre il sequestro dell’area a caldo dell’Ilva.
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