Indagini su Emilia e Piemonte Monti pronto a intervenire

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Verifiche sui rimborsi ai consiglieri Adesso sono sette. Da ieri anche i consigli regionali di Piemonte ed Emilia Romagna sono sotto inchiesta. «Inchieste conoscitive», per ora senza indagati, senza ipotesi di reato. E ancora una volta, dopo le bufere giudiziarie che hanno investito Lazio, Campania, Sicilia, Sardegna e Basilicata, sono le spese dei gruppi politici a finire sotto la lente di magistratura e Guardia di Finanza. I contributi per il funzionamento dell’assemblea ma soprattutto i rimborsi richiesti e concessi ai singoli consiglieri per l’attività  politica sul territorio.

La notizia della presenza delle Fiamme gialle nelle sedi dei gruppi consiliari piemontesi è arrivata mentre a Roma era in corso il Consiglio dei ministri. E al suo rientro dagli Stati Uniti il primo dossier che il premier Mario Monti ha aperto è stato quello con il documento dei governatori sui tagli ai Consigli regionali consegnato al governo con la sollecitazione di emanare un decreto. Il governo, «preoccupato», è pronto a dare «un segnale forte».
Ieri. Prima mattinata. Sei uomini della Guardia di Finanza in borghese si presentano nelle sedi dei gruppi del consiglio piemontese, una macchina che per il suo intero funzionamento costa 7,5 milioni di euro. Per cominciare quelle di Pdl, Pd, Idv, Lega e Progett’Azione. Con loro hanno una richiesta scritta della Procura firmata dai pm Andrea Beconi ed Enrica Gabetta. Il fascicolo è stato aperto una settimana fa sulla scia dell’inchiesta sul Lazio: «Una ricognizione di situazione, “modello K”», afferma il procuratore capo Gian Carlo Caselli. I finanzieri chiedono la documentazione contabile. Contattano i capigruppo della scorsa legislatura e fanno la stessa richiesta. Nel pomeriggio arrivano nella sede del Consiglio in Regione e sequestrano i documenti con data a partire dal 2008 sui contributi destinati ai gruppi politici. Non solo: riempiono un furgone con le carte relative ai gettoni di presenza (122,07 ad evento), ai rimborsi per le trasferte (0,5 euro a chilometro) concessi ai consiglieri sulla base del contestato sistema delle autocertificazioni introdotto nel 2001 e ora in via di smantellamento. Quasi in contemporanea sul sito di Palazzo Lascaris, vengono pubblicate le tabelle relative ai rimborsi del 2011: 3.800 richieste tra consiglieri e assessori, in tutto 591 mila euro per trasferte certificate attraverso la firma dell’ente, del sindaco o dell’amministratore comunale che ha invitato il rappresentante della Regione a partecipare a questa o a quella manifestazione. Un sistema sul quale suo malgrado, considerata la coda di polemiche interne al suo partito, ha acceso i riflettori il deputato pdl Roberto Rosso: alcuni giorni fa, ospite di una trasmissione su Telelombardia, aveva parlato di un consigliere piemontese riuscito a farsi pagare una settimana bianca a Sestriere, mille euro al giorno, spacciandola per una missione istituzionale.
«Ben vengano — ha detto il governatore Roberto Cota — gli accertamenti della Finanza e ogni tipo di operazione chiarezza e trasparenza, ma il Piemonte non è il Lazio». «Ben vengano ma attenzione a non annientare politica e democrazia», ha aggiunto Roberto Maroni.
Anche la maxi inchiesta aperta dalla Procura di Bologna è sull’uso dei fondi concessi ai gruppi del Consiglio dell’Emilia Romagna. Per ora. «Conoscitiva, ad ampio raggio» ha detto il procuratore capo Roberto Alfonso. Il nuovo fascicolo, al quale lavora un pool investigativo creato ad hoc con cinque finanzieri, va ad aggiungersi ad altri già  aperti: un primo sui rimborsi elettorali della Lega, un secondo sulle spese del gruppo Idv 2005-2010 e una terza su interviste a pagamento realizzate da alcuni consiglieri.
Alessandra Mangiarotti
(ha collaborato Marco Bardesono)


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