Il Viminale ora teme altre tensioni da crisi
ROMA — Adesso al Viminale si ragiona sui segnali sottovalutati. Perché lo schieramento di forze dell’ordine per la manifestazione dei dipendenti dell’Alcoa di ieri a Roma era stato predisposto prevedendo possibili incidenti, ma nessuno poteva immaginare che si arrivasse a scontri così violenti, alle bombe carta, all’aggressione alle forze dell’ordine. E allora ci si interroga sul messaggio che hanno voluto lanciare i tre operai che sabato scorso, dopo essere scesi dal silos, sono comparsi in televisione con i volti coperti dai passamontagna. Un atteggiamento tipico delle frange più estreme della protesta di piazza oppure degli ultras in assetto da sommossa, certamente non usuale per chi invece reclama il proprio posto di lavoro, chiede certezze sul futuro. Dunque è proprio al futuro di tutte le altre aziende che si guarda, a una crisi economica che rischia di trasformare il disagio sociale in un problema di ordine pubblico.
È l’ipotesi peggiore, quella che il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri è determinata a scongiurare. Giovedì ha convocato un comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza che dovrà analizzare tutti gli scenari di rischio, compreso quello che riguarda i cantieri dell’Alta velocità . E tanto basta a comprendere quanto elevato sia il livello di preoccupazione. Questa mattina il sottosegretario Carlo De Stefano volerà in Sardegna e poi si sposterà in Piemonte. La sua missione ha come obiettivo primario la pianificazione degli interventi sul territorio, ma anche la mappatura delle industrie, anche medio-piccole, a rischio chiusura. A Cagliari incontrerà il prefetto e il questore, nel corso del comitato provinciale saranno valutati tutti i dossier aperti, perché la crisi colpisce le industrie, ma ci sono pure agricoltori e pastori che chiedono i rimborsi attesi da anni e sembrano determinati a farsi sentire. A Torino presiederà un’altra riunione con i responsabili della sicurezza e lì all’ordine del giorno ci sono le misure idonee a contenere il dissenso violento contro la Tav.
«Non sottovalutare alcun segnale», è questo il messaggio che la titolare del Viminale ribadirà di fronte ai vertici di forze dell’ordine e servizi di sicurezza. La sua intenzione è quella di coinvolgere in questa fase così delicata anche esponenti della società civile in modo da trovare strade alternative per chi è a rischio disoccupazione. Un segnale di distensione, un percorso alternativo che tiene comunque conto di quanto grave può diventare la situazione visto che, come ha ribadito qualche giorno fa il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera, ci sono 161 dossier aperti sulle società a rischio. Quindi migliaia di persone che entro qualche mese potrebbero trovarsi senza lavoro.
Nelle relazioni preparate in queste ore dai reparti specializzati nel contrasto all’eversione non ci sono riferimenti a possibili infiltrazioni di gruppi estremisti, non ci sono segnali specifici che possano far ipotizzare una “guida” dietro le manifestazioni di piazza o le proteste estemporanee. Ma gli analisti sanno bene che proprio questo è il pericolo e dunque è sull’attività di prevenzione che bisogna concentrarsi. Cancellieri lo ripeterà anche giovedì, ribadirà la necessità di cogliere anche il minimo segnale per evitare che — proprio come accaduto in Val di Susa — i «violenti possano prendere il sopravvento su chi invece ha il pieno diritto di manifestare il proprio dissenso e lo fa pacificamente».
Una linea sposata dai sindacati di polizia perché, come ricorda il segretario del Sap Nicola Tanzi, «le tensioni sociali non possono essere sempre scaricate sui poliziotti visto che tra i lavoratori che soffrono le scelte e i tagli del governo ci sono anche gli operatori delle forze di polizia, colpiti dalla spending review».
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