by Sergio Segio | 5 Settembre 2012 7:32
TARANTO. Trivelle sì, trivelle no. Lungo questa dicotomia si giocano interessi fortissimi e la voglia di tante comunità di non vedere rovinati i propri fondali. Il mare, quella ricchezza che per la Puglia è diventata economia grazie al turismo, rischia oggi di dovere cedere una parte preziosa alle compagnie petrolifere, se pure a scopi estrattivi e non sotto forma di possesso. È questo il caso delle isole Tremiti. Lì dove il turismo riesce a portare a casa i segnali migliori, il governo Monti dice sì alle indagini geosismiche per la ricerca di petrolio. Un iter autorizzativo che affonda le proprie radici nel precedente esecutivo. Proprio al largo dell’arcipelago che dei paesaggi e dei fondali ha fatto la propria fortuna. Una economia pulita quest’ultima che, evidentemente, non piace. L’opposizione della Regione Puglia è stata netta sin da quando sono emersi i primi sentori dell’autorizzazione. Nichi Vendola, in particolare, spera di poter affrontare la questione già il prossimo 14 settembre quando si riunirà la cabina di regia sul caso Ilva. Lo ha annunciato ieri dopo un incontro con una delegazione di associazioni, ricordando che la Regione Puglia farà ricorso contro i pareri positivi dei ministeri dell’Ambiente e dei Beni Culturali da poco rilasciati alla multinazionale irlandese Petroceltic.
«Chiederò al ministro Clini di incontrarvi – ha riferito il governatore alle associazione No Triv – perché sappia che non c’è solo tutta la politica pugliese, bensì tutta la società civile, i comitati e la cittadinanza, disposta a fare le battaglie contro le prospezioni e le trivellazioni nei nostri mari e sui nostri fondali. Intendiamo coinvolgere anche la delegazione parlamentare – ha continuato Vendola – così come abbiamo già fatto su altre questioni, proprio per poter avere una sorta di accompagnamento nella interlocuzione con il governo nazionale. Chiederò ai parlamentari pugliesi di essere parte attiva in questa opera di interdizione a una violenza che si intende esercitare nei confronti dei nostri diritti. La Puglia – ha proseguito ancora Vendola – è una terra che ha dimostrato di saper dire molti sì, ma di saper dire anche alcuni no. In particolare il no al rigassificatore nella pancia della città di Brindisi e il no alle prospezioni e alle trivellazioni. Su questo – ha ribadito – noi andremo avanti fino alle estreme conseguenze sia sul piano politico che legale». Venerdì, in occasione della Fiera del Levante di Bari, incontrerà il premier Mario Monti e si farà sentire, ieri ha già spedito una lettera ai segretari di partito Angelino Alfano, Pierluigi Bersani, Pier Ferdinando Casini, Antonio Di Pietro e Gianfranco Fini e a tutti quelli che hanno una rappresentanza in Puglia, spiegando che «noi non siamo affetti dalla sindrome del ‘non nel mio giardino’: vorremmo semplicemente trasferire alle future generazioni l’azzurro e il verde del nostro mare, la straordinaria ricchezza dei nostri eco-sistemi».
I sindaci locali e le comunità si organizzano per fare muro, invocando il coinvolgimento delle altre regioni bagnate dallo stesso mare, ma da Roma si prova ad abbassare i toni. Il ministro all’Ambiente, Corrado Clini, precisa che si tratta solo di ricerche e non di trivellazioni (se poi verrà fuori il petrolio «vediamo se ne vale la pena e poi decideremo», ha già detto qualche giorno fa). Nessuno crede, però, che le seconde non siano propedeutiche alle prime e, d’altronde, è davvero complicato immaginare il contrario. Ma in gioco, in realtà , non ci sono solo i fondali delle splendide isole a largo del Gargano. Ci sono undici richieste di società petrolifere riguardanti il mare Adriatico in tutta la sua lunghezza, dal Veneto fino a Lecce, per un’estensione di ben 4000 chilometri quadrati.
Il timore di tanti pugliesi è quello di non ottenere dal governo il giusto sostegno alla promozione di una economia verde che sappia valorizzare e non deturpare. Alternative energetiche, delle quali però gli enti locali dovrebbero essere protagonisti e non semplici passa carte e incassatori di royalty bassissime, e industriali. Dalle isole Tremiti a Taranto.
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