I renziani trasversali

by Sergio Segio | 26 Settembre 2012 8:48

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L’endorsement della Ventura arriva a sorpresa e apre una pagina nuova nella partita delle primarie. «L’elogio del voto libero e trasversale» è l’ultima trovata di Giuliano Ferrara, che del Foglio è il direttore. Una provocazione densa di insidie, che i «tecnici» di Bersani stanno cercando di disinnescare. Cosa succede se gli italiani che si sentono traditi dal Cavaliere si riversano in massa alle primarie, buttando il cuore dall’altra parte del muro? Sofia Ventura, intellettuale della destra liberale attratta dalla «via blairiana» incarnata da Renzi, non si sente un’infiltrata. Anzi pensa di avere tutto il diritto di scegliersi il candidato premier nel campo avverso: «Quel diritto io ritengo di possederlo, perché non credo che oggi in politica possano esistere case, popoli, perimetri». Il dibattito (anche se non piacerà  ai vertici del Pd) è aperto. Il politologo Gianfranco Pasquino pensa che la caccia al voto trasversale sia «legittima» e che debba essere persino incoraggiata. E Roberto D’Alimonte, uno dei massimi esperti di sistemi elettorali, conferma che Renzi punta tutte le sue carte sugli indecisi, un patrimonio che vale otto milioni di voti. Per la professoressa Ventura il sindaco di Firenze «è l’ultima spiaggia» e come lei, racconta, la pensano in tanti negli ambienti che frequenta. A destra e a sinistra. «Un mio amico vendoliano, pur di cambiare le cose voterà  per Renzi…».
Di endorsement a sorpresa Renzi ne ha incassati tanti, da una parte e dall’altra. Personaggi un tempo ritenuti vicini alla destra, come l’ex direttore di Canale 5 Giorgio Gori (ora suo deus ex machina organizzativo) e icone della sinistra della fama di Roberto Benigni, che ricevendo a giugno la cittadinanza onoraria di Firenze lo ha ricambiato con un abbraccio: «Quando sarai premier io farò il sindaco».
Stefano Benni ha predetto a Matteo un futuro da premier, Alessandro Baricco ha sposato la causa della rottamazione già  al «big bang» del 2011 e Lorenzo Jovanotti, un anno e mezzo fa, lo ha incoronato leader: «È il tuo momento, non ascoltare quei vecchi babbioni… Se fai le cose belle noi ti veniamo tutti dietro». Quel che colpisce non è tanto il peso delle adesioni, quanto la trasversalità . Antonio Campo dall’Orto, già  «guru» di Mtv che a Luca Telese raccontò di esser stato in corsa per diventare il braccio destro di Berlusconi, è uno degli ingranaggi chiave del motore-Renzi. E quattro mesi fa il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha detto che, se fosse fiorentino, voterebbe per lui: «Molte delle idee che ha espresso il sindaco corrispondono esattamente alle mie». Barbara Berlusconi, dicembre 2010, rivelò che da Renzi si sentirebbe rappresentata e, via via, il giovane Renzi ha arruolato insospettabili come il patron di «Eataly» Oscar Farinetti, figlio di un comandante partigiano, lo stilista Scervino e il commissario tecnico della nazionale di calcio, Cesare Prandelli.
Sull’Appennino bolognese il sindaco di Monzuno, Marco Mastacchi, centrodestra, ha invitato il «rottamatore» a visitare i luoghi dell’eccidio nazista a Monte Sole. Il che ha innescato una polemica con il Pd locale, che accusa il primo cittadino di voler «inquinare» le primarie. Ma il renzismo è un vento che soffia anche fuori dai recinti tradizionali della politica. L’ultimo singolare endorsement è quello di Lele Mora, amico del Cavaliere dal 1986. Silvio deve ricandidarsi, ha detto a «La Zanzara» su Radio24 l’ex manager dei vip, ma Renzi gli piace moltissimo: «È un gran figo, sexissimo… Può piacere a tutte le donne d’Italia».

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