Honduras, ucciso l’avvocato dei poveri
L’omicidio dell’avvocato alza il livello di un conflitto che ha già fatto molti morti. Teatro del conflitto è il Bajo Aguan, distretto rurale nel dipartimento di Colà³n, nella regione atlantica dell’Honduras: sono le terre più fertili del paese, per lo più trasformate in grandi piantagioni di palma africana (la palma da olio) appartenenti a poche grandi famiglie di latifondisti. Terre che le riforme agrarie degli anni ’60 e del 1974 avevano in parte distribuito, assegnandole a organizzazioni di piccoli agricoltori perché le coltivassero. Ma poi, con l’inganno o con il ricatto dei debiti, molti di quei piccoli agricoltori sono stati indotti a svendere i loro appezzamenti. Negli anni ’90 lo stato honduregno ha cominciato ad assegnare quelle ottime terre a grandi imprenditori, in virtù di una «legge di modernizzazione e sviluppo agricolo». Via via che i latifondi si espandevano le famiglie contadine venivano cacciate. Vane le proteste e i ricorsi legali – come quello, annoso, avviano nel 1994 da una cooperativa contadina, la San Isidro, contro il maggiore latifondista della zona, Miguel Facussé Barjum, proprietario della holding Dinant che è il maggior investitore in palma da olio, ora particolarmente in auge come materia prima di agrocarburanti. Mentre il ricorso si trascinava però, le guardie di sicurezza private di Facussé hanno seminato il terrore nei villaggi.
Nell’ultimo decennio le proteste e le rivendicazioni si sono moltiplicate. Sono cominciate le occupazioni di terre. Finché nel 2008 (era presidente Manuel Zelaya Rosales) il parlamento ha approvato una legge di riforma agraria, e nel 2009 il sindacato contadino Muca («Movimento unificato dei contadini del Aguan») ha negoziato con il governo e le altre parti sociali – i grandi proprietari e il governatore del dipartimento di Colà³n – che le assegnazioni di terre demaniali fatte negli anni ’90 sarebbero state riesaminate una ad una, e che i piccoli contadini avrebbero ottenuto un titolo sulle terre che già coltivavano.
Inutile dire che deposto Zelaya, di quell’accordo non si fece nulla. Né di un accordo rinegoziato con il presidente Porfirio Lobos, lui stesso un proprietario terriero, per redistribuire 6.000 ettari nel Bajo Aguan: la distribuzione delle terre non è mai avvenuta; al contrario, nel gennaio 2011 la Corte suprema dell’Honduras ha decretato che la riforma agraria del 2008 era «incostituzionale». Così nel Bajo Aguan la tensione è tornata a salire. Tradita l’ennesima promessa di riforma agraria, sono riprese le occupazioni: nel maggio 2011 centinaia di famiglie hanno ocupato delle terre reclamate dall’azienda di Facussé, che ha risposto scatenando le sue milizie. Si sono moltiplicati omicidi, intimidazioni, minacce (documentate ormai da organizzazioni internazionali come Human rights Watch). Un anno fa, nell’agosto 2011, il presidente della cooperativa San Isidro, Secundino Ruiz, è stato ucciso da uomini armati per strada: la polizia disse che era un tentativo di rapina, ben pochi lo credono. Secondino Ruiz era il primo firmatario di quella causa legale contro Facussé, e l’avvocato Treju lo aveva assistito.
Qualche ora prima di essere ucciso Treju aveva partecipato a un dibattito tv in cui aveva attaccato il progetto del governo di costruire città private in Honduras, enclaves con servizi e polizia propria: diceva che alcuni alcuni politici usano il progetto per finanziarsi. Il governo dirà che è stato ucciso da criminali comuni…
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