Grillo-Favia, battaglia sulla Rete

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MILANO — La Rete frantumata. Il giorno dopo lo scontro virtuale tra Beppe Grillo e Giovanni Favia, con l’accusa del leader (sul blog) di aver inscenato un finto fuori onda e la replica del consigliere regionale (via Twitter) in salsa finiana: «Che fai, mi cacci?», il popolo dei grillini si divide. Oltre duemila commenti sul sito dello showman in un giorno, un fiume di parole che continua ad affluire con costante regolarità , per esprimere dubbi e incertezze. Voci contrastanti. «Iniziamo ad applicare la democrazia diretta anche per casi come questo! Beppe devi lanciare un sondaggio per stabilire se espellere dal M5s personaggi come Favia (il consigliere nel fuori onda aveva detto che nel movimento c’è mancanza di democrazia e accusato il guru Gianroberto Casaleggio di decidere tutto, ndr)», chiede Aldo Cazzaniga. «È Beppe Grillo che ha creato il “Movimento 5 stelle” ed è bene e giusto che sia lui a scegliere i suoi referenti», fa eco Giuseppe De Bella. «Favia non è affatto in malafede», controbatte Pietro Fardelli.

E mentre nel forum del movimento prendono piede anche proposte per scegliere con primarie online i candidati in vista delle prossime Politiche, gli outsider grillini che hanno infiammato le Amministrative prendono posizione. «Qui non avvertiamo nessuna carenza di democrazia», rimarca al Secolo XIX Paolo Putti, che a maggio a Genova sfiorò il ballottaggio. «Favia ha detto o insinuato diverse falsità  di cui non poteva non sapere la falsità », scrive in Rete Vittorio Bertola, capogruppo del M5s a Torino.
Sul web però spunta un’altra intervista che rafforza la fronda dei grillini che desiderano più democrazia e trasparenza, chiedendo «un confronto». Al centro della polemica, il cambiamento in corsa della norma sul limite dei due mandati (valgono anche se svolti solo in parte) «tagliata su una persona, Giovanni Favia», «un cambio non certo voluto dalla Rete». A parlare, in un video apparso solo ieri, è Raffaella Pirini, eletta con la sua lista civica e con il Movimento 5 stelle consigliere comunale a Forlì nel 2009. «Il video è di aprile. Ma non è cambiato nulla», spiega al Corriere. E aggiunge: «Quello di Favia era solo uno sfogo per migliorare i meccanismi. Meglio abbassare i toni e cercare un confronto». Poi la stoccata al cofondatore: «Casaleggio? Dica se vuole governare il movimento come se fosse un giochino sul web. Le sue telefonate a molti esponenti sono cosa nota».
Nel groviglio di ipotesi sull’origine del caso Favia, spuntano anche i democratici, che avrebbero voluto minare la solidità  dei grillini. «Un complotto del Pd contro Grillo? Ma no…», rassicura Luciano Violante. Massimo D’Alema avverte: «Se Grillo è a due cifre, lo spread va a cinque». Il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, invece, è certo: «Dietro Grillo c’è un coagulo di poteri forti» anche se il movimento «va guardato con rispetto, in tanti territori fa cose importanti». Interviene pure Gianfranco Fini: «Credo che il presupposto elementare per la democrazia interna nei movimenti e nei partiti sia quello di rispettare il dissenso».
Intanto, in attesa del prossimo round verbale tra i contendenti (oggi Favia interverrà  a «Otto e mezzo» su La7), Grillo rivendica: «Il M5s vuole la democrazia diretta. Referendum propositivi senza quorum. Elezione diretta del candidato».
Emanuele Buzzi


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