Gli anticorpi della Rete contro gli imbroglioni

Loading

Lo scrittore inglese RJ Ellory, che su Amazon scriveva recensioni entusiastiche dei propri libri sotto falso nome e con gli stessi pseudonimi stroncava i libri dei rivali, non è stato beccato dalla polizia postale. E non ha confessato perché colpito dal senso di colpa. È stato smascherato da un altro scrittore che ha trovato, in rete, le tracce dell’imbroglio. Nulla di sofisticato. Una analisi del comportamento dei due profili fasulli (sempre cinque stelle ai libri di Ellory, sempre una a quelli dei rivali); uno studio delle parole utilizzate, identiche; e soprattutto la scoperta che almeno in un caso Ellory non si è accorto di essersi collegato ad Amazon con lo pseudonimo di Nicodemus ed è andato avanti a conversare con i lettori, firmandosi col suo vero nome, “Roger”, e dando dettagli dei suoi lavori che solo lui poteva conoscere. Ergo: Ellory è Nicodemus. In pratica è come se l’Uomo Invisibile improvvisamente perdesse i poteri senza accorgersene, continuando a comportarsi come se nessuno potesse vederlo.
Più che imbarazzante. Questa brutta storia non è approdata in un commissariato per la denuncia, ma su Twitter: in meno di un’ora, l’autore dell’indagine, Jeremy Duns, ha sparato una cinquantina di tweet nei quali ha ricostruito l’imbroglio fornendo le prove in diretta mondiale. Fine.
Cosa dimostra questa vicenda? Che il web ha dentro di sé gli anticorpi per difendersi dagli imbroglioni che sono in effetti tanti e che sperano di farla franca contando sull’anonimato della rete, ma che dimenticano che quando navighiamo, anche sotto falso nome, lasciamo infinite impronte digitali: le tracce del nostro comportamento.
Questo ingiustificato senso di impunità  fa sì che il fenomeno della “reputazione dopata” dilaghi, ma sarebbe un errore ritenere che sia nato sul web: nasce nel cosiddetto mondo reale. Dove le aziende da sempre sono abituate a “comprare” recensioni benevole usando la potentissima leva pubblicitaria. Dietro l’elegante dizione “brand marketing solutions” si celano spesso uffici che devono trovare il modo di “far scaricare a terra” gli investimenti pubblicitari. Per radio, tv e carta stampata questo si riflette spesso in articoli molto benevoli ed è difficile, se non impossibile, per l’utente trovare le “tracce” di quel che c’è dietro una recensione o una intervista. Sul web, nell’era dei social media, le motivazioni sono le stesse ma quello che conta è ben altro. È l’opinione dei potenziali consumatori ad indicare la forza di un prodotto. E quindi ecco i finti follower su Twitter (si comprano piuttosto agevolmente, il prezzo medio è 18 dollari per mille followers); i finti “like” e i finti “fan” sulle pagine di Facebook (Zuckerberg ha appena annunciato di volersene liberare); e le finte recensioni, non solo su Amazon o sullo store di Apple, ma sul seguitissimo sito di viaggi TripAdvisor.
Il fenomeno è tutt’altro che nuovo. Già  nel luglio del 2009 sul web ci si chiedeva: “Lo scandalo della manipolazione dei giudizi sugli hotel rende TripAdvisor completamente inutilizzabile?”. E l’estate scorsa fu l’Huffington Post ad occuparsene dopo che venne fuori che certi hotel rimborsavano ai clienti il prezzo dell’alloggio in cambio di recensioni favorevoli. Tre mesi fa l’ultima polemica dopo che il Daily Mail scoprì che esistono agenzie in grado di fornire centinaia di recensioni fasulle a comando. Risultato: il traffico su TripAdvisor non è crollato, al contrario, il sito è appena entrato fra i primi 200 del mondo. Perché? «Perché la presenza di reviews non autentiche non diminuisce la bontà  dello strumento in generale», sostiene Stefano Maruzzi, già  country manager di Msn. it e di Google Italia, autore del libro “La fine dell’era del buon senso. Secondo Maruzzi «è il consumatore che deve attrezzarsi per estrarre dalle valutazioni prodotte da altri il proprio criterio di giudizio. E gli accorgimenti non mancano. La quantità  di commenti è un primo aspetto su cui porre la propria attenzione, così come la distribuzione nei voti. Pareri fortemente bipolarizzati o in numero limitato sono indici di un approfondimento extra, operazione che può avvenire facilmente leggendo l’anteprima di un libro, ascoltando 90 secondi di un brano musicale o visualizzando mappe e foto relative alla destinazione o l’albergo dove intendono trascorrere le proprie vacanze». In fondo basta così poco per continuare a fidarsi del web.


Related Articles

Bernabè: “Con le nuove regole Ue possibile scorporare la rete Telecom”

Loading

 
MILANO — Lo scorporo della rete di Telecom Italia è più vicino. «Penso che entro fine anno avremo tutti gli elementi per decidere se andare avanti o meno con il progetto di spin-off della rete — ha detto il presidente esecutivo di Telecom Italia, Franco Bernabè — Un’operazione di questo tipo sarebbe un progetto industriale non di tipo finanziario».

Siamo tutti sudditi di Google e Facebook

Loading

I big della Rete possiedono più informazioni su di noi di quanto immaginiamo. Hanno capitali ormai sconfinati e decidono cosa possiamo pubblicare ?on line e cosa no. ?E stanno diventando più potenti delle democrazie

Il governo «sbanca» la Rai e la affida a due big della finanza

Loading

Monti ha scelto. Dopo il lamento sui «poteri forti» che lo avrebbero scaricato nomina due big del mondo finanziario ai vertici della tv pubblica. La numero due di Bankitalia Anna Maria Tarantola è la nuova presidente della Rai. Il direttore generale è Luigi Gubitosi, un passato a Wind e Bank of America.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment