Giovani disoccupati, record da 20 anni pesa anche la riforma delle pensioni
Quasi tre milioni di disoccupati e circa tre milioni di lavoratori precari perlopiù giovani. Sono gli ultimi numeri da brividi dell’Istat sul mercato del lavoro italiano che progressivamente sta tornando a livelli addirittura di due decenni fa. Nell’ultimo anno, da quando è cominciata la nuova recessione, la disoccupazione è aumentata di 2,5 punti percentuali, toccando nel luglio scorso il tasso del 10,7 %. Da record il livello di disoccupazione nella fascia di età 15-24 anni che per la prima volta ha superato la soglia psicologica del 35 %, arrivando al 35,3. LA RECESSIONE DISTRUGGE IL LAVORO Se l’economia italiana continuerà a non dare segni di ripresa (la Banca d’Italia stima che a fine anno il Pil scenderà del 2%), tanto più con un’inflazione che ad agosto ha raggiunto il 3,2 % (+0,4 in un mese) trainata dagli aumenti dei carburanti e dei trasporti, è difficile immaginare che qualcosa possa muoversi nel mercato del lavoro. Dove l’utilizzo massiccio degli ammortizzatori sociali (cassa integrazione in primis) finisce per attenuare la drammaticità della situazione. L’ha ammesso il presidente dell’Istat, Enrico Giovannini, secondo il quale se da una parte l’economia italiana «sembra aver interrotto da fase di caduta», dall’altra «gli ammortizzatori sociali hanno attutito il colpo». «Ma – ha aggiunto – questo è un fenomeno che non può durare a lungo». Scenario negativo, dunque. E le vertenze sarde dell’Alcoa e della Carbosulcis sono solo le due più clamorose di questa fine estate. Non è per caso che il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, abbia parlato di un autunno difficile. In sei casi su dieci a ingrossare l’esercito dei senza lavoro sono coloro che hanno perso una precedente occupazione. Va in controtendenza l’agricoltura, dove nel secondo trimestre dell’anno si è registrato un aumento significativo dell’occupazione: + 10,1 %. Nel settore – dice la Coldiretti – uno su quattro dei nuovi assunti ha meno di 40 anni. I GIOVANI PRIME VITTIME DELLA CRISI Resta il fatto che i giovani si confermano le prime vittime della recessione: lavorano in pochi e in percentuale altissima con contratti a tempo determinato. E fa impressione leggere nell’ultima rilevazione dell’Istat che dal luglio del 2011 al luglio di quest’anno il tasso di disoccupazione giovanile sia cresciuto di 7,4 punti. Ci sono 618 mila giovani che cercano lavoro, vuol dire il 10,2 % di quella fascia di età . Nel Mezzogiorno i disoccupati giovani arrivano al 46,6 %, quasi il 50 % tra le ragazze. Chi entra nel mercato del lavoro lo fa nella stragrande maggioranza dei casi con un contratto a scadenza. Così nel secondo trimestre del 2012 i contratti a termine sono aumentati del 4,5 % rispetto a un anno fa, raggiungendo quota 2 milioni e 455 mila, il livello più alto da quasi un ventennio. Se a questi si aggiungono gli oltre 460 mila collaboratori si arriva a circa tre milioni di lavoratori precari. Continua il declino del posto fisso: nel secondo trimestre del 2012 i rapporti di lavoro a tempo indeterminato sono diminuiti del 2,3 % (in termini assoluti, 439 mila posti). GLI OVER 50 RESTANO AL LAVORO Si riduce sempre più il ricambio tra giovani e anziani. È anche l’effetto della riforma pensionistica che ha innalzato i requisiti per l’accesso alla quiescenza. L’Istat certifica che «l’aumento dell’occupazione più adulta con almeno 50 anni, soprattutto a tempo indeterminato, si contrappone al persistente calo su base annua di quella più giovane e dei 35-49 enni».
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