Filippine, fuga sulle montagne dopo il sisma

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Alle 20,47 di ieri (le 14,47 in Italia), le Filippine, insieme al Giappone e tutto il sud-est asiatico, sono ripiombate in un incubo vissuto tante, troppe volte. Anche stavolta lo spauracchio è stato un terremoto potenzialmente micidiale, di magnitudo 7,6 e con epicentro a 146 km dalla città  di Guiuan, nella provincia di Samar, che ha provocato almeno un morto e diversi feriti. Subito dopo il sisma, che numerosi abitanti hanno descritto come «fortissimo», il Pacific Tsunami Warning Center ha diramato l’allerta tsunami a tutti i paesi circostanti, tra cui Filippine, Giappone, Indonesia, Taiwan, Papua Nuova Guinea e persino le Hawaii. A Samar (Visayas orientali) e Mindanao, nelle Filippine, sono state distrutte diverse infrastrutture, tra cui strade e ponti, mentre numerose case sono rimaste danneggiate. La corrente elettrica è saltata in molte parti del Paese e le uniche luci, stando al racconto dei testimoni, erano quelle delle vetture cariche di persone che in fretta e furia cercavano riparo verso altitudini maggiori. Una delle case colpite dal sisma è crollata a Cagayan de Oro (Mindanao), a causa di una frana: sotto le sue macerie è stata trovata morta una donna di 54 anni. Suo figlio neanche ventenne è rimasto ferito. Entrambi non hanno fatto in tempo a rifugiarsi sulle colline circostanti, come è invece stato consigliato a gran voce dalle autorità  di Manila che hanno evacuato ben sei province. «Un terremoto di questa intensità  può generare in pochi minuti uno tsunami distruttivo sulle coste vicine all’epicentro e in alcune ore su quelle più distanti», è stato l’avvertimento dalle Filippine. La Japan Meteorological Agency (Jma), invece, ha lanciato l’allerta lungo tutta la costa orientale dell’arcipelago nipponico, cimitero dei circa 19mila morti sepolti da onde alte anche 40 metri dopo lo tsunami del marzo 2011, e ha rafforzato le misure di sicurezza intorno alla centrale nucleare di Fukushima, scenario del susseguente, e devastante, disastro nucleare. Poi però, fortunatamente, dopo che anche la Farnesina aveva attivato l’Unità  di Crisi, nell’area l’allarme è rientrato, anche se l’istituto di vulcanologia delle Filippine ha mantenuto l’allerta per tutta la notte, con l’aiuto dell’esercito. Nelle isole vicino all’epicentro, a poco a poco, gli abitanti sono potuti tornare nelle loro case. Dopo alcune piccole onde anomale di circa 16 cm di altezza che avevano colpito le isole meridionali, sono state scongiurate altre ondate più potenti e devastanti, come era invece successo in Indonesia nel 2004, quando una scossa di magnitudo 9,3 nell’Oceano Indiano, al largo di Sumatra, aveva mietuto oltre 250mila vittime. In fondo al Pacifico, nella vasta area compresa tra Giappone, Indonesia e Filippine, corrono enormi faglie che spesso provocano terremoti e maremoti devastanti. Nel 2005 e nel 2007, sempre al largo di Sumatra, altri due violentissimi terremoti (rispettivamente di magnitudo 8,7 e 8,4) avevano provocato, complessivamente, oltre 1.300 morti. Sempre in Indonesia, l’ultima, tremenda scossa c’è stata invece l’11 aprile scorso. In quella circostanza la magnitudo fu addirittura di 8,9. Ma, come ieri, i danni sono stati limitati.


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