Fiat: addio Fabbrica Italia dobbiamo essere competitivi

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TORINO — La Fiat annuncerà  i suoi progetti il 30 ottobre prossimo perché «è impossibile fare riferimento al piano Fabbrica Italia », presentato due anni e mezzo fa quando la crisi di questi mesi non era stata prevista. Il Lingotto sceglie di ripetere questi concetti con un comunicato diffuso ieri pomeriggio con il titolo «Precisazione della Fiat». A spingere Marchionne verso questa decisione il fatto che «nei giorni scorsi, da parte di alcuni esponenti del mondo politico e sindacale, sono state fatte alcune dichiarazioni preoccupate per il futuro di Fabbrica Italia». Torino ricorda che «la dizione Fabbrica Italia» non è più utilizzata dal Lingotto dal 27 ottobre 2011 «perché molti l’avevano interpretata come un impegno assoluto dell’azienda mentre invece si trattava di una iniziativa del tutto autonoma che non prevedeva tra l’altro alcun incentivo pubblico». Fin qui il comunicato ripete cose già  note. Compreso l’annuncio, dato ai sindacati il 31 luglio, sul fatto che «informazioni sul piano prodotti/stabilimenti saranno comunicate in occasione della presentazione dei risultati del terzo trimestre 2012», cioè a fine ottobre. Il passaggio nuovo riguarda piuttosto l’atteggiamento con cui la Fiat si prepara a compiere le sue scelte sull’Italia. Ricordando che l’azienda «è una multinazionale e quindi, come ogni azienda in ogni parte del mondo, ha il diritto e il dovere di compiere scelte industriali in modo razionale e in piena autonomia, pensando in primo luogo a crescere e a diventare più competitiva ». Frase preoccupante in un momento in cui si cresce in America e in Asia (ieri la notizia della probabile apertura di un secondo stabilimento in Cina) mentre in Europa si perde. A compensazione di questa impressione negativa arriva il concetto successivo: «La Fiat ha scelto di gestire questa liberà  in modo responsabile e continuerà  a farlo per non compromettere il proprio futuro, senza dimenticare l’importanza dell’Italia e dell’Europa». La mossa di Torino ha avuto l’effetto di una tanica di benzina sul fuoco delle polemiche e delle dichiarazioni. Il leader della Fiom, Maurizio Landini, ma anche il responsabile auto della Fim, Ferdinando Uliano chiedono che sia il governo a intervenire o convocando le parti (Fiom) o «assumendo iniziative a sostegno delle aziende che investono nel nostro paese» (Fim). Palombella della Uilm teme che l’azienda compia «scelte strutturali», cioè chiuda stabilimenti. Duri i commenti della politica. Per il responsabile economico del Pd, Stefano Fassina, «c’è da chiedersi se il programma Fabbrica Italia sia mai esistito oltre le slides utilizzate per arrivare ad accordi sindacali pesanti». Fassina invita il governo «a chiedere chiarimenti». Anche per Nichi Vendola di Sel «il governo deve convocare l’azienda» mentre il molisano Di Pietro attacca l’ad sul piano personale: «Marchionne di italiano ha solo nome, non certo gli interessi». Le uniche notizie positive per il Lingotto vengono per una volta dalla Borsa. Con Goldman Sachs che giudica sottovalutata l’azione Fiat portando il target price a 8,5 euro rispetto ai 4,7 della quotazione odierna. E con Dow Jones che inserisce Fiat tra le aziende virtuose sul piano ambientale e sociale.


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