by Sergio Segio | 22 Settembre 2012 7:02
Il nuovo gruppo avrebbe, sommando i dati per il 2011 delle due entità , un fatturato di circa 70 miliardi di euro, mentre quello della Boeing si aggira sui 50 miliardi. Tale cifra d’affari si suddividerebbe per un po’ meno del 40% nel settore dell’aviazione civile, per un po’ più del 40% in quello militare e per il resto nei business degli elicotteri e dello spazio; circa il 40% del fatturato si collocherebbe in Europa, un 20% ciascuno in Asia/Pacifico e negli Stati Uniti (si ridurrebbe così la forte dipendenza di Bae da tale area) e il 20% nel resto del mondo. Il nuovo gruppo occuperebbe più di 220.000 persone.
I due gruppi appaiono complementari non solo dal punto di vista dei business, ma anche da quello geografico. La nuova società vedrebbe un controllo sostanziale di Eads con il 60% del capitale, mentre Bae manterrebbe il 40%. Ma perché la fusione vada avanti ci vuole l’accordo dei governi inglese, francese, tedesco e statunitense, cosa abbastanza complicata (…). Poi c’è il problema della presenza pubblica nel capitale dell’azienda. Oggi i governi francese e tedesco posseggono ciascuno, per varie vie, una quota del 22,5% nell’Eads; il management del nuovo gruppo vuole ridurre tali percentuali a non più del 9% ciascuno. La ragione ufficiale è che la presenza del capitale pubblico, in particolare francese, ha reso molto difficile in passato estendere la presenza di Eads negli Stati Uniti, per le diffidenze del governo Usa. (…).
Il progetto di fusione europea tocca da vicino Finmeccanica, il «monopolista delle armi» di casa nostra. La società si è concentrata nel business militare, abbandonando altre produzioni, anche quando si trattava di attività di alto profilo, come nel caso della STMicroelectronics. Per diversi anni i ricchi contratti militari hanno fatto crescere le dimensioni del gruppo (il fatturato è passato dai 6,8 miliardi di euro del 2001 ai 18,7 miliardi del 2010), c’è stata l’acquisizione di importanti società in Gran Bretagna e Stati Uniti, Finmeccanica è ora l’azienda che spende di più per ricerca e sviluppo nel nostro paese, sono aumentati i suoi profitti.
Ma questa strategia ora subisce grossi contraccolpi. La crisi ridimensiona la spesa militare sui due lati dell’Atlantico. Una serie di scandali scoppiati in Italia e in altri paesi hanno mostrato il volto più oscuro del gruppo. Così il fatturato e gli ordini già nel 2011 si sono ridimensionati e la società ha dovuto scontare nello stesso anno una grossa perdita di bilancio. Ora la progettata fusione tra i due principali gruppi militari europei la potrebbe destabilizzare ulteriormente, lasciandola ai margini del mercato su cui ha investito tutto. Si pagano così errori di politica industriale di lunga data. Per anni Finmeccanica e l’Italia si sono rifiutati di entrare nella compagine Eads-Airbus, nonostante le offerte ricevute, preferendo diventare un subcontractor delle aziende statunitensi.
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