E Volkswagen lancia l’offensiva 140 nuovi modelli entro il 2014

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Anche in questo, insomma, i tedeschi sono migliori, pur limitandosi a ripescare una vecchia massima che ha una lunga storia, da San Benedetto a Mao. Fuori dalla Hall Fressiney, il palasport dove il gruppo di Wolfsburg ha organizzato la sua festa per il Salone dell’Auto, piove. In tutti i sensi.
I costruttori francesi annunciano tagli pesanti (la Peugeot ne prevede 8.000), altri, come la Fiat, li paventano se la situazione non migliorerà . Qui dentro invece sembra di vivere in un altro continente, un’atmosfera da belle epoque dove il ceo del gruppo, Martin Winterkorn, annuncia «140 nuovi modelli entro il 2014». Una sfida, una scommessa, una spacconata? Tra 24 mesi si vedrà .
Per ora sotto la volta della Hall si respira aria di responsabile ottimismo. Di fianco a un’auto color carta da zucchero compare Walter de Silva, leader dei disegnatori Volkswagen: «Questa è la Golf numero sette — dice con orgoglio — l’abbiamo lanciata proprio oggi perché pensiamo che sia il momento giusto per farlo, nonostante la crisi. Anzi è proprio nella crisi che bisogna investire di più». De Silva racconta di un’auto che ha ridotto di cento chili il suo peso per poter rispettare le norme europee sulle emissioni, un’auto che potrà  avere una propulsione ibrida. Questo è il centro della sua attività , le polemiche italiane per lui sono un lontano ricordo, così come lo è l’Alfa Romeo, il marchio che aveva risollevato prima di lasciare il gruppo del Lingotto. De Silva si limita a osservare che «ormai in Volkswagen si è radunato il miglior gruppo di designer del mondo dell’auto ». Perché oltre a lui è arrivato Giorgetto Giugiaro e perché i rapporti tra i costruttori tedeschi e il distretto torinese del design sono sempre più stretti.
E’ difficile immaginare che un giorno possa piovere anche sugli uomini di Wolfsburg, che la crisi possa far breccia in un gruppo che nei primi otto mesi del 2012 ha venduto sei milioni di auto in tutto il mondo e che dovrebbe sfiorare i 9 milioni a fine anno. A rendere solida la Volkswagen è anche la pianificazione della crescita. I tedeschi prevedono di diventare il numero uno al mondo solo nel 2018, perché una crescita delle vendite troppo veloce rischierebbe di introdurre elementi di instabilità  nella potente macchina commerciale del gruppo. Una salita pianificata soprattutto nei mercati emergenti. Ma Winterkorn non si lascia scappare la battuta: «Noi puntiamo anche sul pubblico dei nostri clienti europei ». E’ presto per dire se l’azzardo funzionerà . E’ un fatto che il gruppo tedesco ci stia provando.


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E ora rischiano anche i grandi creditori.  I vasi comunicanti del credito non conoscono frontiere, la finanziarizzazione ha esposto ciascuno di noi, anche senza saperlo, al giudizio dei mercati. Spingendo la Bce a intervenire a favore dell’Italia, Francia e Germania non lo fanno per spirito europeista ma difendono i propri interessi 

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