Dopo la cassa integrazione i contratti di solidarietà 

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ROMA — Potrebbero essere i contratti di solidarietà  la carta che la Fiat metterebbe sul tavolo nel caso in cui gli ammortizzatori sociali attuali scadessero prima dello sblocco degli investimenti utili a rilanciare l’attività . Chi ha presenziato alla lunga prolusione dell’amministratore delegato di Fiat sabato scorso a palazzo Chigi, giura che il gruppo non avrebbe chiesto al governo di finanziare ammortizzatori sociali. Anzi, una delle slides che Marchionne avrebbe proiettato sullo schermo nella sala degli Arazzi avrebbe svelato i numeri del fondo cui l’azienda attinge per sostenere la cassa integrazione, un fondo finanziato dall’azienda appunto, e dai lavoratori che sarebbe ancora in attivo.

I contratti di solidarietà  sono accordi stipulati tra l’azienda e le rappresentanze sindacali allo scopo di superare momenti di crisi evitando i licenziamenti attraverso una riduzione dell’orario di lavoro e non possono essere stipulati da imprese sottoposte a procedure concorsuali. Questo tipo di contratti comporta che al lavoratore non venga applicato il massimale retributivo per definire l’importo della prestazione e che l’azienda non sia tenuta al versamento del contributo addizionale. La durata massima di questo ammortizzatore è di 24 mesi prorogabili per altri 24 e, per i lavoratori occupati nelle aree del Mezzogiorno, lo strumento può avere una durata maggiore: fino a 36 mesi.
Fiat ha già  adoperato due volte questo strumento all’Iveco di Brescia, l’ultimo accordo è stato sottoscritto un mese fa e scadrà  il 21 agosto 2013. L’ulteriore utilizzo dell’ammortizzatore sociale consentirà  di far fronte alle difficoltà  di mercato e gestire un eccesso di forza lavoro dell’Iveco bresciana quantificato in 887 unità . Alla solidarietà  sono interessati tutti i 2.433 dipendenti con una riduzione d’orario massima del 36%.
La situazione dei quattro stabilimenti principali della Fiat vede quelli di Melfi e di Cassino usufruire attualmente della cassa integrazione ordinaria, che però è destinata a esaurirsi nel luglio 2013. A Melfi era atteso l’avvio della produzione della grande Punto: uno slittamento del programma potrebbe rendere necessario il ricorso alla cassa integrazione straordinaria, in parte finanziata dall’Inps.
Ancora più complicata la situazione di Pomigliano dove sussistono ancora due aziende: la newco ha assunto 2.200 lavoratori per produrre la nuova Panda, in attesa, questi entrano periodicamente in cassa integrazione ordinaria ma è una situazione destinata a esaurirsi a metà  del prossimo luglio. Poi ci sono i lavoratori della old company, meno di 2 mila, ancora da riassumere.
A Mirafiori oggi i 5.500 operai del reparto carrozzerie sono in cassa integrazione per ristrutturazione in base a un accordo, finora confermato, che prevede un investimento da un miliardo di euro per la produzione di due modelli di «suv» a partire dalla fine del 2013, quando la cassa andrà  a scadere. Se però il rinnovo della fabbrica slitterà  di un anno, bisognerà  prorogare l’ammortizzatore sociale.
Nessun problema invece alla Sevel dove si produce il Ducato, mentre non è ancora conclusa la vicenda della dismissione del sito siciliano di Termini Imerese dove i lavoratori attendono il rinnovo della cassa straordinaria.
Tutti i sindacati, all’indomani dell’incontro governo-Fiat, chiedono maggiori lumi circa la gestione dei dipendenti e sono concordi nel temere che la stasi cui sono condannati gli stabilimenti, fino forse al 2014, rischia di comprometterne l’effettivo utilizzo in caso di una ripresa dell’economia. Tutti interrogativi e dubbi che potranno forse essere sciolti se il governo convocherà  l’incontro con i sindacati che il ministro del lavoro, Elsa Fornero, aveva preannunciato.
Antonella Baccaro


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