Docenti abilitati con le riviste de Noantri

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E tuttavia l’Anvur – l’Agenzia nazionale di valutazione dell’università  e della ricerca – riserva sempre sorprese e vere e proprie chicche. Se uno si annoia, mettiamo, una domenica pomeriggio piovosa, quando le ore non sembrano passare mai e aspetta tra gli sbadigli l’ora di cena, gli basta visitare il sito dell’Anvur ed ecco che per incanto gli torna il buon umore. Salvo poi, riflettere seriamente su questa bizzarra agenzia che costa 7 milioni di euro all’anno, mentre ai membri del consiglio direttivo vengono erogati compensi di 180 mila euro, nonché 210 mila al Presidente. Solo nel 2012 l’Anvur gestirà  un colossale processo di valutazione che costerà  301,9 milioni di euro: 276,2 milioni per i 450 valutatori, 18,7 milioni a carico delle 1700 strutture universitarie. Ci sarebbe da gridare per la rabbia, considerando che il taglio agli atenei previsto per quest’anno ammonta a 407 milioni di euro.
Già  la pubblicazione delle mediane dei titoli necessari sia per essere ammessi al ruolo di commissari, sia per accedere all’abilitazione, hanno suscitato diffusa ilarità  e seri dubbi sulla competenza dell’Anvur nella matematica elementare. L’ultima perla in ordine di tempo è la pubblicazione delle riviste considerate scientifiche ai fini dell’abilitazione nazionale degli aspiranti professori universitari. I vari gruppi di valutatori nominati arbitrariamente dal direttivo dell’Anvur, senza alcun processo trasparente, né gara pubblica, avevano già  individuato le cosiddette riviste di fascia A, quelle cioè più scientificamente prestigiose, innescando un mare di polemiche. In alcuni casi, nei settori scientifici meno soggetti a vincoli e controlli, come quegli umanistici, è apparso subito evidente che erano entrati in gioco fattori molto poco scientifici e universalistici. Forse l’appartenenza a cordate accademiche, a gruppi confessionali, a reti di amicizie?
Ma ora, con la pubblicazione delle riviste meno prestigiose, ma pur sempre considerate «scientifiche», la comicità  ha cominciato a dilagare. Nei settori «non bibliometrici» – non soggetti cioè al calcolo preventivo dell’impatto scientifico – vengono considerate ammissibili per l’idoneità  nazionale pubblicazioni locali come Etruria oggi o Abruzzo contemporaneo, periodici patinati (Airone), organi che diffondono la passione dei ricchi per le barche (Yacht club, Barche), riviste dal nome minaccioso e comunque poco credibile in ambito umanistico (Acta herpetologica), che alludono a sfuggenti condizioni esistenziali (Adultità ), bollettini di informazione bibliografica (Aib news), riviste che hanno cessato le pubblicazioni (Problemi del socialismo), periodici politici come Fare futuro web magazine (dei finiani), la rivista di suinicoltura, per non parlare della significativa presenza di organi cattolici come La rivista del clero italiano, Vita cattolica , e di settimanali di informazione come Diario della settimana (che oltretutto non esce più) e persino quotidiani (Il Sole 24 ore).
Questa lista è stata immediatamente segnalata e analizzata dal sito www.roars.it, il combattivo gruppo di docenti e ricercatori che fa le pulci sia alle storture dell’università  italiana, sia alle riforme insensate e centralistiche che la stanno distruggendo. E, in poco tempo, è divenuta l’occasione di una caccia alle riviste più incongrue e fuori luogo in una classificazione scientifica. Ma, al di là  del divertimento, qui si possono fare due osservazioni. La prima è che in linea di principio non c’è nulla di male se un accademico, come un ricercatore precario, che operano in un settore umanistico scrivano su Etruria oggi o Il Mattino. La seconda riguarda il rischio della moltiplicazione dei ricorsi che sommergerà  l’abilitazione nazionale per i docenti universitari. Ad oggi c’è quello degli storici della matematica contro l’uso dei criteri bibliometrici o quello di 130 docenti contro il criterio delle mediane. Altri sono in gestazione.
Il vero problema è che l’Anvur abbia preso per buone tutte queste riviste, senza controlli, scremature ed esclusioni, dando prova di una leggerezza e una superficialità  che renderebbero necessarie le dimissioni del comitato direttivo.


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