Dall’estrema destra xenofoba al Cavaliere nostalgico della lira ecco tutti i nemici dell’Europa

by Sergio Segio | 9 Settembre 2012 9:02

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BERLINO — Euroscettici in Italia, e fuori da un lato i rigoristi diffidenti verso l’Europa meridionale e tacitamente verso la stessa Francia: dal vertice della Bundesbank, a voci nei governi olandese e finnico.
E infine ma non ultimo, la marea dei populismi che s’aggira come uno spettro minaccioso per il Vecchio continente. Ecco le eterogenee tendenze che Monti sembra deciso a contrastare con la sua proposta.
Il fronte italiano lo conosciamo. Silvio Berlusconi poi ci ha ripensato, ma parlò dell’euro come «moneta strana che non ha convinto». Però sembra ritenere tuttora che chiedere di uscirne non sia una bestemmia. Qui i “merkeliani” lo temono, e in colloqui confidenziali lo confessano. Meno ancora piacciono loro la Lega, che pensa a referendum sulla moneta e dice che «l’Europa ha fallito». O Beppe Grillo, che invoca il ritorno alla Lira e definisce i tedeschi «debitori» dell’Italia per via dello spread, come se la tua banca ti fosse debitrice se il mutuo rincara.
Il secondo fronte ha il suo eroe nel giovane, serio, onesto rigorista Jens Weidmann, il presidente della Bundesbank sconfitto da Draghi. E ha molte voci: ieri il ministro finlandese per gli affari europei, Alexander Stubb, se l’è presa con i popoli mediterranei, definendoli come inguaribilmente pigri.
Il terzo fronte alla lunga appare il più pericoloso. Ecco Marine Le Pen, leader del Front National francese. L’euro non è nell’interesse della nazione, dice. E vuole un referendum per ritornare al franco. Con una Weltanschauung che di fatto non ha radici in de Gaulle ma nella Francia di Vichy: non più “Liberté, égalité, fraternité” ma “Travail, famille, patrie”, il motto di Petain e Laval. Andiamo
più a nord, e troviamo Geert Wilders, l’abile populista olandese leader del Pvv xenofobo e islamofobo il cui appoggio esterno ha sorretto il centrodestra ora caduto di Mark Rutte. No all’euro, no all’Europa degli eurocrati, per questo siamo nati, dice in campagna elettorale. Euroscettici sono anche i socialisti.
Musica analoga in Finlandia. «Il popolo sa meglio degli eurocrati dove è bene andare », dice spesso Timo Soini, leader dei “Veri finlandesi”: il messaggio è chiaro, ritorno alla moneta locale e frontiere strettamente sorvegliate. Fin qui, solo slogan. Altrove è cupa realtà . «“L’Europa ha fallito, cresce invece l’Est euroasiatico, forse servirà  un altro sistema al posto della democrazia», teorizza Viktor Orbà n, premier ungherese, amico e ammiratore dichiarato di Putin e Berlusconi.
Da quando (aprile 2010) è al potere, ha varato il bavaglio per i media, dimezzato le università , normalizzato magistratura, funzione pubblica e forze armate, tagliato ogni fondo a cultura scritta e cinema illustri fino a ieri, instaurato un clima di diffusa paura. Le critiche non le tollera, adunate antisemite e violenze anti-rom dell’ultradestra (Jobbik) sì. Contro la fuga dei cervelli, risposta dei giovani alla crisi economica, imporrà  l’obbligo per i laureati di lavorare per anni in patria, anche se non si capisce dove. Autarchia, appunto. Chi vi ricorda?

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