Da Grillo accuse a politici e media: istigano perché qualcuno mi elimini
ROMA — «Il rito quotidiano dell’Odio» — lo scrive così, con la «o» maiuscola — «da parte di aizzatori di professione nei miei confronti, nei confronti degli appartenenti al Movimento 5 Stelle e dei miei collaboratori sta diventando fragoroso, insopportabile, indecente». E lo scopo, aggiunge, «è quello, chiaro, di creare dei mostri da abbattere per mantenere lo status quo». Quindi conclude il post con una sfilza di punti interrogativi. «Cosa verrà dopo? Dal tiro al bersaglio metaforico si passerà a quello reale? L’informazione sta sconfinando in molti casi in istigazione a delinquere come avvenne negli anni di piombo. Li diffami, li isoli e poi qualcuno li elimina».
Come spesso accade Beppe Grillo sceglie la giornata di domenica per innalzare il livello dello scontro. Ma, per la prima volta, nel suo attacco ai media e alla politica si spinge — nonostante concluda il suo post a mo’ di sfida («Ci vediamo in Parlamento. Sarà un piacere») — fino a denunciare i timori per l’incolumità sua e dei suoi collaboratori. Il comico che ha ribattezzato Monti «Rigor Montis» e Fornero «Frignero», lo stesso che ha dato dello «zombie» a Bersani e della «salma» a Napolitano, sceglie per se stesso la parte di Emmanuel Goldstein. Il protagonista di 1984 di George Orwell, l’unico oppositore del «grande fratello», il nemico «pubblico numero uno». Un ritratto che il comico genovese, nel post di ieri (titolo: «I Due Minuti di Odio»), sovrappone al suo identikit. «Il rito dell’Odio era cominciato. Come al solito, la faccia di Beppe Grillo, il Nemico del Popolo, era apparso sullo schermo». E ancora, «Grillo era il rinnegato», «l’Odio arrivò fino al delirio». Fino alle accuse ai media, alla politica e a quei timori per la sua incolumità .
Bersani, che per aver dato del «fascista» a Grillo è stato accusato da Renzi («Ha sbagliato. Bastano poche cose per trasformarlo in fenomeno da baraccone»), sceglie di non replicare. Per lui parla Stefano Fassina, che accusa il comico genovese di essere «distante anni luce» dai problemi del Paese. E identico canovaccio segue il Pdl, i cui vertici lasciano spazio alle reazioni di Osvaldo Napoli («Il vittimismo di Grillo è comico e fuori luogo») e di Anna Maria Bernini («Lo psicocomico sta prenotando i suoi posti in Parlamento»).
Ma fuori dal giro delle reazioni che si materializzano sulle agenzie di stampa, ecco che arrivano le sorprese. A cominciare da Daniela Santanchè, che augura «lunga vita a Beppe Grillo». Senza ironia. Perché, dice, «secondo me il comico ha ragione. Sta subendo la stessa sorte di Berlusconi. La sinistra, dopo essersela presa col secondo, adesso sta concentrando sul primo una campagna d’odio subdola e pericolosa. Ha paura di lui e dei suoi voti». La pasionaria del berlusconismo supera ampiamente i confini della difesa d’ufficio. E trasforma il suo attacco alla sinistra in un invito al leader del Movimento 5 Stelle. «Prego perché Grillo stia attento. Soprattutto perché temo davvero per la sua incolumità fisica. Da campagne d’odio come quelle che stanno montando nei suoi confronti», conclude Santanchè, «poi può sempre venir fuori un cretino come quello che lanciò la statuetta contro Silvio».
Neanche Antonio Di Pietro, che pure sta provando a tessere con Grillo la tela di un accordo politico, si spinge a tanto. Anzi, il leader dell’Italia dei valori precisa che «Beppe non ha nulla da temere. Anche perché non ci sono più gli anni di piombo. Semmai», aggiunge l’ex pm, «Grillo deve aver paura della campagna di delegittimazione nei suoi confronti. Quella che punta all’isolamento di chi, come lui e come me, dà fastidio al sistema». Segue consiglio dipietrista: «Non si difenda con uscite mediatiche. Faccia come me. Trascini quelli che lo attaccano con accuse false in tribunale».
Le edizioni online dei giornali vicini al Pd e ai berluscones dedicano la loro apertura al comico. L’Unità rivanga la volta in cui negò l’esistenza del virus Hiv. Titolo: «Grillo e la negazione dell’Aids. È l’ora del populismo sanitario». Il Giornale, invece, prende di petto il suo j’accuse di ieri. Foto gigante, titolo chiarissimo: «Ora Grillo soffre di manie di persecuzione: i media istigano perché qualcuno mi elimini». Giuliano Ferrara, direttore del Foglio, affida il suo commento ai 140 caratteri previsti da Twitter. In cui ricorda anche il soprannome che il comico genovese gli affibbiò a suo tempo: «Il patacca fa del vittimismo dopo aver insultato e istigato come un carciofino sott’odio. Saluti da un “contenitore di m… liquida”».
Sullo sfondo, però, rimane confinato quel richiamo agli «anni di piombo» che Grillo ha evocato nel suo post. Lo stesso che non può sfuggire a Sabina Rossa, figlia del sindacalista Guido, ucciso dalle Brigate rosse nel 1979. Lei oggi fa il deputato del Pd. E al capo di 5 Stelle, suo concittadino, rivolge un invito: «Gli chiederei di usare, per le sue boutade, i toni comici. Gli si addicono di più. Gli anni di piombo, se possibile, li lasci stare. Anche perché oggi, secondo me, ha offeso la memoria delle oltre trecento vittime del terrorismo».
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