Caso Ferrulli, a giudizio 4 agenti “Lo uccisero durante l’arresto”

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MILANO — Da omicidio colposo a preterintenzionale. Per quei colpi sferrati «ripetutamente» quando Michele Ferrulli era «immobilizzato a terra», mentre «invocava aiuto», i quattro poliziotti intervenuti in via Varsavia dovranno rispondere dell’accusa più grave rispetto a quella formulata originariamente. Ieri il gup di Milano Alfonsa Ferraro ha modificato i capi d’imputazione e rinviato a giudizio gli agenti che la notte del 30 giugno 2011 sono intervenuti davanti a un bar alla periferia est di Milano, dove Michele Ferrulli, un manovale di 51 anni con precedenti per resistenza e lesioni, urlava con due suoi amici romeni.
Una lite rimasta impressa nei fotogrammi di una telecamera in strada e di un paio di video girati col cellulare da alcuni passanti. Grazie alle perizie ordinate dal pm Gaetano Ruta è stato possibile ricostruire la tragedia, dal momento dell’arrivo delle due volanti fino alla morte dell’uomo sotto i colpi degli agenti. In quella strada buia di periferia, arriva prima un’auto della polizia, poi una seconda, entrambe del commissariato di zona. Ferrulli è ubriaco, cammina barcollando, si allontana e si riavvicina ai poliziotti, ma il primo a usare violenza è proprio uno di loro, che sferra uno schiaffo all’uomo. Un colpo che lo fa cadere a terra, segnalato in un’annotazione della squadra mobile dello scorso 4 luglio. Diversa è invece la ricostruzione dei fatti nella relazione di servizio degli agenti: la vittima «improvvisamente e senza apparente giustificazione cerca di colpire alle spalle» un poliziotto. Circostanze «false» per l’accusa. Già  nell’atto di chiusura delle indagini, notificato alle parti lo scorso luglio, il pm Ruta aveva ricostruito una diversa dinamica dei fatti: le forze dell’ordine avrebbero concorso a «determinare il decesso » per «le percosse» e i «corpi contundenti» quando la vittima «era immobilizzata a terra in posizione prona, non era in grado di reagire e invocava aiuto». Secondo il pm, avrebbero agito «con negligenza, imprudenza ed imperizia consistite nell’ingaggiare una colluttazione eccedendo i limiti del legittimo intervento, percuotendo ripetutamente la persona offesa in diverse parti del corpo pur essendo in evidente superiorità  numerica».
La prima udienza del processo sarà  il prossimo 4 dicembre davanti la prima corte d’assise. «Siamo soddisfatti, è un ottimo inizio — ha commentato Domenica Ferrulli, figlia della vittima — . Nella sfortuna abbiamo avuto la fortuna di trovare chi ha fatto indagini veloci, pulite e senza nascondere nulla». Per Massimo Pellicciotta il legale degli agenti, le indagini hanno dimostrato «l’insussistenza del fatto e la legittimità  dell’intervento». Esulta il legale della famiglia della vittima, Fabio Anselmo. «I sette o nove colpi inferti sul povero Ferrulli mentre chiedeva aiuto hanno fatto conseguire la morte — dice Anselmo — . È un’attività  dolosa che non può trovare giustificazione nell’esercizio dei compiti di polizia». «Come associazione “Federico Aldrovandi” esprimiamo grande soddisfazione, a Milano la giustizia funziona» commentano Patrizia Moretti, Ilaria Cucchi e Lucia Uva, parenti di altre vittime dell’azione delle forze dell’ordine.


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