Case giù del 16,2% dall’Inizio della Crisi
ROMA — Con la crisi i prezzi delle case sono scesi già di oltre il 10%, ma restano ancora alti e dovranno calare nei prossimi mesi. A dirlo è il Centro studi della Confindustria, che ha diffuso uno studio sull’evoluzione del mercato immobiliare negli ultimi quattro anni e ne ha tracciato le previsioni. Secondo gli economisti della Confederazione di viale dell’Astronomia esiste dunque un residuo di «bolla immobiliare» che deve sgonfiarsi. I prezzi delle case dovrebbero cioè diminuire nel prossimo anno del 7% per riequilibrare il rapporto con la capacità di spesa delle famiglie, misurata sul reddito disponibile. Un rapporto questo su cui si misura la sostenibilità nel lungo periodo delle quotazioni immobiliari.
La discesa dei costi dell’acquisto delle case potrebbe però, avverte la Confindustria, essere più consistente del 7% e prolungata visto che la recessione economica, e quindi con essa il rischio di perdere il posto di lavoro e più in generale la compressione dei redditi, si prospetta più lunga e significativa. Lo scenario è quindi negativo, in linea con quanto la crisi va producendo. Dal 2008 al 2012 le quotazioni degli immobili in Italia sono scese, complessivamente, del 10,4% in termini nominali e del 16,2% in termini reali, cioè al netto dell’inflazione, pari rispettivamente ad un calo annuo del 2,7% e del 4,3%. La tendenza è al peggioramento: le compravendite sono crollate registrando una discesa tendenziale, anno su anno, nel primo trimestre del 2012, pari al 19,6%; si allungano i tempi di vendita (8,2 mesi, uno in più di un anno fa) e si allarga la riduzione media rispetto al prezzo inizialmente richiesto (15,4%). La domanda di case è compressa dalla caduta del reddito disponibile e dall’inasprimento delle condizioni del credito bancario come dimostrano i dati sulla concessione dei mutui (nel secondo trimestre del 2012 gli acquisti finanziati con un mutuo, sono pari al 64,7%, il 7,9% in meno rispetto ad un anno fa, per una quota media del 63% del valore dell’immobile, il 10% in meno). Tuttavia, nonostante la discesa ininterrotta dal 2008, il rapporto tra prezzi e reddito disponibile procapite, che è un indicatore della capacità di spesa delle famiglie, è rimasto nettamente superiore, del 9,2% (nel primo trimestre 2012) rispetto alla media di lungo periodo. E questo vuol dire che i prezzi sono ancora alti e che per tornare sui valori d’equilibrio entro la fine del 2013 dovrebbero ulteriormente scendere, come si è detto, del 7%.
L’Italia non è comunque il solo Paese dell’eurozona a dover completare l’aggiustamento dei prezzi delle abitazioni che in rapporto al reddito disponibile sono ben ancora ben più alti in Spagna (25,4% sopra la media di lungo periodo) dove lo scoppio della bolla immobiliare ha già fatto calare le quotazioni repentinamente del 7,3% nella media d’anno, e soprattutto nei Paesi Bassi (36,6%) e in Francia (34,3%).
Stefania Tamburello
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