Carcere, una sfida di civiltà 

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Va ricordato, specie oggi in fase pre- elettorale, che le due leggi che oggi riempiono il carcere (la Bossi-Fini sull’immigrazione e la Fini-Giovanardi sulle droghe) sono leggi manifesto, portato della deriva retorica e populista della politica: timidamente contrastate, se non colpevolmente rimosse, dalle forze politiche del centro sinistra. E’ grazie a queste due leggi che il carcere è oggi una moderna discarica sociale. Immigrati, tossicodipendenti e/o semplici consumatori di droghe con reati connessi al consumo, o semplice possesso di sostanze stupefacenti in quantità  superiore alle tabelle ministeriali, sono diventati i due terzi della popolazione carceraria complessiva ( a giugno 2012 circa 67 mila unità ).
Quanto ai detenuti tossicodipendenti e alle opportunità  di terapie alternative al carcere, tanto sbandierate dai promotori della Fini Giovanardi, le cifre parlano da sé: sono poco più di 2 mila le persone inserite in percorsi in comunità  terapeutica a fronte di quasi 10 mila detenuti che ne avrebbero il diritto, e di almeno altri 10mila che si ipotizzano con un consumo problematico e/o un abuso di sostanze stupefacenti, a cui in maniera diretta o indiretta si possono far risalire le varie forme di reato ( piccolo spaccio, difficoltà  economiche, piccoli furti, alcuni atti di reazioni alle forze dell’ordine ecc.).
La Fini-Giovanardi ha finito per attribuire un mandato forte di custodia e controllo anche alle comunità  terapeutiche più aperte e all’insieme del sistema di intervento sociosanitario sulle dipendenze. Questa svolta punitiva ha accentuato il conflitto tra il compito primario curativo dei servizi, e la priorità  di offrire percorsi alternativi al carcere: con l’obiettivo di attenuare gli effetti penalizzanti della legge, ma col rischio di accentuare l’ambiguità  del mandato terapeutico/correzionale.
Il seminario, i cui materiali sono reperibili su www.fuoriluogo.it [e su http://www.gabbianoonlus.it ] , ha analizzato i danni delle due leggi manifesto della destra e ha sottolineato la necessità  di una radicale riforma legislativa, da un lato; dall’altro, ha approfondito il profondo mutamento del fenomeno dei consumi che impone alla politica un cambiamento di approccio, oltre la retorica moralistica e patologizzante, a meno di non voler perdere il contatto con le nuove generazioni ed i loro bisogni. Quanto ai servizi, l’obiettivo è di mettere in campo non solo buone pratiche di accoglienza per i detenuti, ma anche azioni di advocacy per un ampliamento delle alternative al carcere, in comunità , ma anche sul territorio. Come operatori sociosanitari lanciamo un appello per scrivere una pagina di civiltà . In questa fase ormai elettorale sapremo apprezzare chi saprà  ascoltare.
*Vice presidente CNCA con delega sulle droghe


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