“Bimbi touch-dipendenti già  alle elementari” ecco come difenderli da smartphone e tablet

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ROMA — La tecnologia avanza e la frontiera si sposta. Il disagio di chi ha troppo a che fare con smartphone, tablet e computer si inizia a incontrare alle elementari. Si chiamano dipendenze senza sostanze e sono da qualche anno all’ordine del giorno in tutti i servizi psichiatrici delle Asl italiane. E l’età  di chi ha problemi si sta pericolosamente abbassando. Non ci sono solo gli adolescenti che stanno troppo attaccati ad Internet sul pc di casa, pazienti ormai citati da decine di testi di psicologia e psichiatria.
Quelli che un tempo chiamavamo telefonini sono sempre più potenti e permettono di navigare dappertutto, magari per connettersi ai social network, in particolare Facebook, di fatto anticipando la manifestazione della dipendenza da Internet. A scuola, a casa degli amici, il pomeriggio al parco: ci sono preadolescenti e bambini che passano ore davanti allo schermo. Hanno imparato presto, le loro dita iniziavano a prendere dimestichezza con i touchscreen dei cellulari dei genitori quando erano molto piccoli. «La Lombardia ha deciso di abbassare l’età  in cui iniziano gli interventi preventivi nelle scuole, ora siamo alla prima media. Ma la prospettiva che stiamo studiando è quella di spostarci alle elementari, dove possono iniziare a manifestarsi disturbi cognitivi e della memoria dovuti al troppo tempo trascorso online». A parlare è Alfio Lucchini, psichiatra, psicologo clinico e psicoterapeuta, direttore del dipartimento delle dipendenze della Asl Milano 2 e presidente di Federsed, federazione italiana degli operatori dei dipartimenti e dei servizi delle dipendenze.
«Ai servizi arrivano ragazzini, poco più che bambini, che non riescono a costruire una relazione con gli altri. Vivono una situazione di apatia che è del tutto simile a quella provocata dalle droghe». Lucchini ha scritto con Paola Emilia Cicerone “Oltre l’eccesso-quando Internet, shopping, sesso, sport, lavoro, gioco diventano dipendenza”, in cui si affronta anche il tema dei giovani e si parla di Iad, Internet addiction disorder. Si tratta di un problema definito nella letteratura medica come abuso-dipendenza da Internet che, come sostiene la Canadian medical association «è reale come l’alcolismo, provoca come le altre patologie da dipendenza problemi sociali, sintomi astinenziali, isolamento, problemi coniugali e prestazionali, problemi economici e lavorativi».
Con gli smartphone e i tablet l’accesso alla rete diventa sempre più semplice e le situazioni di rischio aumentano. Del resto già  nel 2008 l’Istat sosteneva che il cellulare era il primo strumento per cimentarsi nella «creazione e manipolazione di contenuti multimediali. In media si comincia a usare abitualmente Internet a 10 anni, ma una percentuale significativa di bambini ne fa uso già  a 6». In questi quattro anni la tecnologia è andata avanti, così come sono aumentati i ragazzini e bambini con problemi. Lucchini spiega che alcune ricerche hanno constatato come nel nostro paese tra gli studenti delle medie inferiori e superiori il 20% sono a rischio di problemi da Internet, 30% sono abusatori e il 5% ha sintomi di dipendenza. Il tutto mentre i genitori sanno poco della vita dei figli online.
Cesare Guerreschi è il presidente della Siipac, la Società  italiana intervento patologie compulsive. «Va fatta una riflessione seria sui rapporti tra giovani e nuove tecnologie, ad esempio per capire a quale età  è giusto che inizino ad usarle — spiega — Qualcuno parla di 4 o 5 anni. La cosa importante è non lasciarli mai da soli quando si avvicinano a computer o smartphone. Solo attraverso il confronto adultoragazzino, si possono far capire quali sono le cose più indicate per una certa età ».


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