by Sergio Segio | 29 Settembre 2012 8:01
Il monito di Napolitano, infatti, non è un messaggio alle Camere, anche se suona come tale, come fa notare il capogruppo Udc in Commissione Giustizia, Roberto Rao. Per il presidente della Repubblica il messaggio alle camere è l’unico strumento costituzionale per costringere il Parlamento a discutere dell’illegalità del nostro sistema giudiziario, già iscritto nella black list del Consiglio d’Europa. Napolitano ha ancora due mesi per usarlo, prima che inizi il «semestre bianco».
I Radicali però – che, erroneamente a quanto riportato ieri, non hanno fatto parte della delegazione ricevuta giovedì dal capo dello Stato – nicchiano anche sulla possibilità , ventilata da Napolitano, di ripensare le regole costituzionali che impongono il consenso dei due terzi di ciascuna camera per varare le misure di clemenza. Una riforma costituzionale impegna infatti un lasso di tempo che nel mondo penitenziario si misura in numero di morti, suicidi, condanne della Corte europea… Troppo per la nostra democrazia.
Il timore di non raggiungere i numeri necessari in Parlamento per approvare un provvedimento di amnistia e indulto sta diventando un pretesto alla mancata iniziativa politica e legislativa. Anche la Guardasigilli Paola Severino, dal canto suo, torna ancora a rivolgersi al Parlamento: «Sull’amnistia e l’indulto il mio pensiero non è molto lontano da quello del presidente della Repubblica, anzi», ha detto ieri a margine del XIV congresso dell’Unione delle camere penali italiane. Il governo, spiega, «sta mettendo in piedi tutta una serie di interventi strutturali per la deflazione carceraria, che non sono solo quelli del salva carceri di gennaio, ma anche quelli delle misure alternative e del lavoro carcerario». «Il carcere deve diventare l’extrema ratio, è chiaro», aggiunge Severino. Solo che a decidere deve essere il Parlamento, l’unico che «può assumere» le misure «a cui faceva riferimento il presidente Napolitano» e che «richiedono una maggioranza qualificata». «Occorre trovarla», chiosa la ministra.
«Ma perché, qualche tempo fa c’erano forse i numeri per far cadere la regione Lazio? – risponde il Radicale Turco – Il contesto politico può cambiare se solo la politica, le istituzioni e l’informazione decidessero di porre sulla giustizia la stessa attenzione che si mette sui soldi». Il grido d’allarme di Napolitano però se non altro ieri ha convinto il segretario generale della Cei, monsignor Mariano Crociata ad esprimersi esplicitamente in favore dell’amnistia, annoverata nell’ambito delle iniziative possibili come «strumento di recupero e riscatto della persona». Un passo avanti. Anche se, prendendo ancora a prestito le parole di Maurizio Turco, «i diretti interessati dell’amnistia e dell’indulto non sono i carcerati ma la giustizia, anzi la Repubblica».
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