Allarme Tesoro sulle entrate “Giù con auto, benzina e case”

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ROMA — La crisi continua a mordere e il rischio che colpisca i conti pubblici è sempre più forte: auto, casa e benzina stanno dando meno gettito fiscale del previsto a causa della straordinaria caduta dei consumi. Dopo il peggioramento dei dati congiunturali per l’anno in corso e per il prossimo, certificato dal governo con l’aggiornamento di settembre, dall’Europa giungono ulteriori segnali negativi sulla nostra economia. Secondo il rapporto trimestrale della Commissione su «Occupazione e situazione sociale » nel nostro paese il clima sociale si sta deteriorando più che altrove nel Continente e Roma è scesa dal tredicesimo al 23° posto perdendo dieci posizioni in termini di «serenità » . L’altro dato che testimonia la situazione ad alto rischio dell’Italia è la perdita dei posti di lavoro dovuti a ristrutturazioni aziendali: il rapporto segnala il record negativo del nostro paese con 33.802 posti perduti tra giugno e agosto (soprattutto nel sistema bancario e finanziario); ci seguono la Francia (17.471 posti) e la Germania (16.657). Infine la produttività  (Pil per occupato): nel secondo trimestre di quest’anno la caduta è stata la più alta d’Europa (-2,1 per cento). Siamo in compagnia di Malta che, al pari del nostro paese, ha registrato un calo per quattro mesi consecutivi.
I riflessi della crisi sui conti pubblici sono stati affrontati, come risulta dal resoconto della seduta della Commissione Finanze della Camera di giovedì scorso, dal sottosegretario all’Economia Vieri Ceriani. Secondo l’esponente di governo il gettito delle entrate «segnala un calo, soprattutto per alcuni tributi, connesso al ciclo congiunturale, superiore a quello che ci si sarebbe aspettati applicando meccanicamente alle previsioni d’entrata i dati relativi al quadro macroeconomico ».
Ceriani non ha fatto numeri ma ha indicato i settori «incriminati ». In primo luogo l’auto dove il calo della domanda ha «moltiplicato l’effetto negativo sulle entrate»; c’è inoltre la casa dove la contrazione delle vendite è stata del 20 per cento rispetto al 2011 e ha «conseguentemente comportato una riduzione delle entrate relativamente alle imposte sui trasferimenti». Inoltre Ceriani ha detto di ritenere che «si sia sottostimato il calo delle vendite di carburanti il quale è risultato molto superiore al calo dei consumi ».
Quale cifra manca all’appello? In vista della legge di Stabilità  che arriverà  entro il 15 ottobre è probabile che si conosceranno stime più aggiornate e si saprà  anche se l’obiettivo del governo di recuperare i 6,5 miliardi per scongiurare l’aumento dell’Iva dl luglio prossimo non sarà  modificato. E’ vero infatti che il «fiscal compact» guarda all’indebitamento strutturale (cioè al netto degli effetti della congiuntura) e che in questo modo nel 2013 avremo un pareggio di bilancio strutturale; ma è vero anche che nelle stime del governo l’output gap (ovvero l’indicatore che serve per trasferire sui conti pubblici gli effetti della crisi) è assai ampio fino al 2015 quando la recessione sarà  finita e soprattutto non sembra tenere conto del carattere strutturale della crisi. «La caduta del prodotto che stiamo osservando soprattutto in edilizia e industria non sembra avere le caratteristiche di un episodio ciclico ma piuttosto quelle di una contrazione permanente», osserva Fedele De Novellis, di Ref-Ricerche.
Mentre Passera (Sviluppo) rinvia agli «obiettivi del prossimo governo» la riduzione delle tasse, il Parlamento chiede il ritorno in vita del Fondo per la riduzione della pressione fiscale vincolando, con una serie di emendamenti Pd e Pdl, le entrate di evasione ed elusione a redditi bassi, lavoratori e pensionati.


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