Alcoa, soluzione lontana ma si tratta

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PORTOVESME (Carbonia) — Forse è ancora presto per chiamarla ipotesi d’accordo. Di certo, per i lavoratori dell’Alcoa e le loro famiglie, è uno spiraglio di luce all’orizzonte. Il ministero dello Sviluppo economico dice sì alla Glencore, la multinazionale svizzera interessata all’acquisto (subordinato al verificarsi di determinate condizioni) del colosso americano dell’alluminio con stabilimento a Portovesme. Con una lettera inviata dal sottosegretario Claudio De Vincenti ad Ivan Glesenberg, Ceo di Glencore International, il dicastero retto da Corrado Passera ribadisce le posizioni – già  annunciate in precedenza, e su questo non sono mancate polemiche dei sindacati – sullo sconto tariffario dell’energia elettrica per 15 anni e sulla tutela dei lavoratori. Un incentivo. Sperando che gli svizzeri facciano ora un passo avanti e mettano sul tavolo una concreta proposta di acquisizione in grado
di salvare il lavoro degli 800 operai sardi. Per quanto riguarda il primo punto, il costo dell’energia, il ministero sottolinea di aver ha chiesto alla Commissione Europea la proroga di tre anni (2013-2015) della cosiddetta misura di “superinterrompibilità ” e di prevedere, per i successivi dodici anni (6+6), misure che producono un analogo contenimento dei costi energetici. Secondo punto: le garanzie per i lavoratori. Da Palazzo Piacentini fanno sapere che «la legislazione italiana di tutela del reddito dei lavoratori è integralmente applicabile anche ai dipendenti Alcoa eventualmente considerati eccedenti per consentire il recupero di efficienza dell’impianto». Leggi: cassa integrazione. Uno scenario di cui gli operai sardi, per ora, non vogliono nemmeno sentire parlare. «Vogliamo lavorare, stiamo protestando per la nostra dignità », hanno ripetuto anche ieri.
La giornata nello stabilimento di Portovesme era iniziata malissimo.
Già  affetto da problemi cardiaci, uno dei tre lavoratori che da tre giorni per protestare contro l’annunciata chiusura dell’impianto si sono arroccati a 70 metri d’altezza in cima al silo, ha avuto un malore. Sulla torre è salito un medico della Rsu. Ha visitato l’operaio tentando di convincerlo a scendere. «No, resto qui a protestare coi miei colleghi», ha risposto lui. I tre “disperati” – come si sono definiti – da ieri sono stati messi in sicurezza per decisione del prefetto di Cagliari, Giovanni Balsamo. I vigili del fuoco li hanno imbragati con corde e moschettoni per evitare il rischio di cadute.
A far crescere la tensione tra le tute blu, sempre in mattinata, da Bruxelles, sono arrivate le parole del ministro del Lavoro, Elsa Fornero. «Siamo vicini a questi operai che rischiano di perdere il lavoro, ma non possiamo garantire i posti. E’ onesto dire che assisteremo i lavoratori anche nella loro eventuale ricerca di un’altra occupazione ». Una dichiarazione che, per le centinaia di famiglie a cui l’Alcoa dà  da vivere, è suonata come una nuova doccia fredda («parole fuori luogo» le ha definite il segretario della Fim Cisl Marco Bentivogli) dopo il pessimismo espresso in questi giorni da Passera. Un’apertura è arrivata dal suo sottosegretario, De Vincenti. «Pensiamo sia possibile dare un futuro allo stabilimento… ». Sono due le ipotesi che il ministero continua a sondare. Una è, appunto, la Glencore. Che però pone diverse condizioni. L’altra si chiama Klesch, la società  di Ginevra che si è fatta avanti mandando una lettera all’Alcoa stessa. Klesch aveva già  bussato prima dell’estate, le fu preferito il fondo tedesco Aurelius. Su Klesch Passera ha invitato alla prudenza: «L’interesse è tutto da verificare. Speriamo diventi effettivo». Lunedì a Roma è previsto un incontro tra Governo, Regione e vertici della Glencore. A protestare ci saranno almeno 500 lavoratori dell’Alcoa e anche i minatori della Carbonsulcis.


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