Ucciso da una guardia giurata mentre rubava le merendine

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ROMA – «L’avete ammazzato per una manciata di spiccioli, assassini». È esplosa all’alba, con una sorta di spedizione punitiva contro i vigilantes dell’ospedale di Anzio, la rabbia dei parenti di Massimiliano Andreoli, 49 anni, il ladro di monetine freddato la sera di venerdì da una guardia giurata. L’uomo, 45 anni, in servizio all’istituto “Nuova Metronotte” è stato arrestato dagli agenti del vicequestore Antonio Franco dopo un lungo interrogatorio in procura. L’accusa è di omicidio. «Quell’uomo era molto più alto e robusto di me – si è difeso il “vigilante”- mi ha minacciato con un piede di porco, io gli ho puntato contro la pistola ma non mi sono neanche accorto di aver sparato». Alcuni particolari del suo racconto, secondo chi indaga, non quadrano e la polizia non ha ancora recuperato il bossolo calibro 9 espulso dalla sua semiautomatica.
Tutto comincia intorno alle 22,30 quando il cicalino di un allarme intrusione squilla nel gabbiotto del metronotte. La guardia giurata chiama la portineria e chiede a quale area dell’ospedale corrisponda il numero comparso su uno schermo. Poi si avvia verso il reparto “Faina”, un complesso di due piani separato dall’edificio principale dove, nei giorni scorsi, erano stati segnalati numerosi furti alle macchinette che distribuiscono snack e bevande. La guardia giurata (un uomo che non arriva a 1,65, piccolo e magro, che tutti descrivono come una brava persona, molto posata, senza alcuna posa da “giustiziere”) si avvia dopo aver avvisato un collega di servizio in un’altra zona.
Lungo il tragitto, il vigilante si accorge che una porta è stata forzata, imbocca un corridoio al piano terra e si trova faccia a faccia con Andreoli, che sta cercando di scassinare il distributore. Quello che accade in seguito dev’essere ancora ricostruito con precisione. L’unica versione è quella del quarantacinquenne arrestato.
«Gli ho intimato l’alt ma non mi ha ascoltato – ha raccontato il quarantacinquenne – poi mi ha minacciato con un piede di porco. Ho indietreggiato e gli ho puntato l’arma contro. Lui si è dato alla fuga e l’ho inseguito. Dopo un po’ si è girato, mi ha fronteggiato nuovamente e mi ha scagliato contro l’attrezzo. Io non ho sparato volontariamente, deve essermi partito un colpo». Il proiettile ferisce il ladro di monetine all’avambraccio sinistro e gli trapassa il torace ma Andreoli ha la forza di proseguire la fuga, uscire dall’edificio, saltare una scala e arrampicarsi sulla rete di recinzione. Fuori dall’ospedale, il ferito percorre 500 metri barcollando prima di afflosciarsi a terra. Il vigilante, rimasto dall’altra parte della rete, lancia l’allarme. Andreoli viene immediatamente soccorso ma ormai è troppo tardi.
Sul posto arrivano gli uomini del commissariato. Il vigilante, ancora inebetito, viene portato via e resterà  in ufficio per tutta la notte. Poi, in mattinata, l’interrogatorio col pm Patruno che ha convalidato il fermo. «Per ora è accusato di omicidio, sarà  il magistrato a decidere se volontario, preterintenzionale o colposo» spiegano gli investigatori. L’imputazione potrebbe essere anche derubricata in quella di eccesso colposo di legittima difesa. Domani, lunedì, il quarantacinquenne comparirà  davanti al Gip e i suoi avvocati si preparano a chiedere la scarcerazione o gli arresti domiciliari. Ma per i parenti di Massimiliano Andreoli quella di venerdì sera è stata un’esecuzione.


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