Tornano gli Acquisti di Bond assieme al Fondo Salva Stati
Operazioni sul mercato aperto di dimensione adeguata per raggiungere gli obiettivi voluti, ma anche «misure non standard»: sono gli interventi che Mario Draghi promette da Francoforte per difendere l’euro.
Ma a quali interventi straordinari si riferisce esattamente il presidente della Bce? Oltreoceano, quando Ben Bernanke ha lanciato il suo programma di azioni non convenzionali, la Federal Reserve ha acquisito titoli «tossici» per oltre 1.400 miliardi di dollari tra il 2008 e il 2010, alleggerendo i bilanci di banche e istituti finanziari; ha comprato direttamente titoli di Stato a lunga scadenza del Tesoro americano, tra il 2010 e la metà del 2011; ha comprato corporate bond (obbligazioni aziendali) e «commercial papers», una sorta di cambiali emesse dalle imprese per finanziarsi a breve termine, per soccorrere direttamente le aziende in forte difficoltà a trovare credito attraverso i canali tradizionali.
Il mandato della Bce è meno flessibile e vasto di quello della Fed e la Bundesbank è sempre pronta a ricordarlo (ieri ha espresso l’unica riserva nel comunicato approvato all’unanimità ), ma è lecito aspettarsi qualcosa di forte impatto, anche perché spread a questi livelli sono insostenibili. Prima di interventi all’americana, però, è più facile immaginare che la Bce possa lanciare un nuovo round di prestiti a tre anni a tasso agevolato all’1% per rifinanziare le banche, il cosiddetto Ltro (long-term refinancing operation). Lo ha già fatto in due tranche, a dicembre 2011 e poi a febbraio 2012, per circa 500 miliardi totali. Ma dopo l’euforia iniziale, le cose sui mercati sono tornate come prima.
Un’altra «arma» non standard? L’Eurotower potrebbe alleggerire ulteriormente l’obbligo dei collaterali a garanzia dei prestiti da parte degli istituti di credito. Come era accaduto prima per le banche centrali, poi per tutte le banche.
Sono solo ipotesi, perché le «misure» non convenzionali per ridurre gli spread sono ancora allo studio dei vari comitati della Banca centrale, come il Moc, il Comitato rischi e il Monetary policy committee. Francoforte le svelerà nelle prossime settimane.
Di certo è che per Draghi il problema del differenziale con i Bund tedeschi va affrontato in modo fondamentale. E il «modo fondamentale» è sempre lo stesso. «Per creare le condizioni fondamentali per far sparire i premi di rischio, i politici dell’eurozona devono continuare a spingere sul consolidamento fiscale, sulle riforme strutturali e sulla costruzione delle istituzioni europee con grande determinazione», dice Draghi. Ma poiché queste cose richiedono tempo, e i mercati spesso si convincono solo quando i risultati diventato visibili chiaramente, i governi possono «comprare» tempo chiedendo di attivare i fondi europei salva Stato Efsf-Esm sul mercato dei bond in circostanze di mercato eccezionali se esistono rischi alla stabilità finanziaria. Ma sotto rigide condizioni. E a controllare sarà probabilmente la troika composta da Commissione Ue, Bce e Fmi.
Se i governi manterranno gli impegni e i fondi europei assolveranno al loro ruolo, allora anche la Bce potrà intervenire. Ecco la vera novità : aiuti sì, ma condizionati. Quali saranno le sue azioni? Operazioni sul mercato aperto «di volume adeguato» per raggiungere gli obiettivi previsti.
Il vecchio programma di acquisto bond (Smp), finora osteggiato dalla Bundesbank dunque, ripartirà , ma verrà corretto. Gli acquisti di titoli di Stato sul mercato secondario saranno effettuati in concerto con i fondi salva Stato. E qui spunta la prima novità rispetto al passato: gli interventi saranno sempre condizionati, come vuole la Germania. Probabilmente gli acquisti saranno a breve termine, la modalità più vicina alle operazioni tradizionali di politica monetaria dell’Eurotower. E non standard sarà di sicuro il volume dell’intervento, cioè con una «dimensione adeguata» all’obiettivo di abbassare sensibilmente gli spread. Molto di più insomma dei circa 200 miliardi usati dalla Bce per comprare Btp e Bonos tra agosto e novembre 2011.
Forse la Bce potrebbe decidere un ulteriore taglio dei tassi, già al minimo storico. Ieri se ne è discusso, ma per ora il tasso di interesse resta invariato allo 0,75%.
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