Siria, resa di Annan: “Il piano è fallito”

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NEW YORK â€” Kofi Annan getta la spugna. L’ex segretario delle Nazioni Unite si è dimesso dal suo incarico di inviato in Siria per l’Onu e la Lega Araba, una decisione che sancisce il fallimento dell’iniziativa diplomatica di fronte a una rivolta popolare, quella contro la dittatura di Assad, ormai sfociata in guerra civile. «Lo spargimento di sangue continua. In primo luogo a causa dell’intransigenza del governo siriano e del continuo rifiuto di applicare il piano in sei punti». Nella conferenza stampa dopo l’annuncio delle dimissioni Annan ha criticato anche la «crescente militarizzazione della campagna dell’opposizione » in un quadro «aggravato dalle divisioni della comunità  internazionale». Per le Nazioni Unite è l’ennesima sconfitta,
l’ennesima dimostrazione di incapacità  di fronte a conflitti che vedono da una parte dittatori sanguinari troppo spesso blanditi dalle superpotenza (nel caso di Assad Russia e Cina) e dall’altra popoli in rivolta che combattono per la libertà , vengono sacrificati sull’altare della “realpolitik” e alla fine rischiano di rimanere preda di organizzazioni integraliste. Alla Casa Bianca non hanno mai creduto fino in fondo alla possibilità  che Assad lasciasse il potere per le pressioni internazionali. Con la guerra civile che divampa tra Aleppo e Damasco gli Stati Uniti sanno che i prossimi mesi sono decisivi, per far cadere la dittatura e per impedire che la Siria finisca in mano all’integralismo islamico. Alcuni mesi fa, anche se la notizia è stata confermata solo ieri, Barack Obama ha firmato una direttiva
“segreta” che autorizza il pieno sostegno degli Stati Uniti ai ribelli che stanno tentando di rovesciare con le armi il regime.
La direttiva consente alla Cia e ad altre agenzie di intelligence statunitensi di realizzare operazioni “coperte”. Finora l’amministrazione Usa ha escluso di fornire aiuti militari diretti ai ribelli, fornendo materiale “non letale” per 25 milioni di dollari e aiuti per l’assistenza umanitaria quantificati dal portavoce del Dipartimento di Stato, Patrick Ventrell, in 64 milioni di dollari. Non è un segreto che parte del finanziamento americano ai ribelli sia stato utilizzato per fornire aiuti “logistici” in campo militare (soprattutto tecnologia per le comunicazioni) e la scorsa settimana il Tesoro americano ha approvato una direttiva che consente al Gruppo
di Supporto Siriano (in Usa) di fornire assistenza finanziaria diretta all’Esercito Libero Siriano (Els).
Sul terreno i ribelli guadagnano posizioni. Ieri, per la prima volta dall’inizio della rivolta popolare contro Assad, le milizie dell’Els hanno conquistato alcune zone del centro di Aleppo, la seconda città  del paese, dove da una settimana è in corso una brutale battaglia contro i soldati del regime. Smentendo le notizie della tv ufficiale siriana, un inviato di
Al Jazeera
ha mostrato le immagini dei quartieri centrali in mano ai ribelli. Le forze fedeli ad Assad si preparano alla controffensiva, ma non sono ancora in grado di controllare totalmente l’aeroporto, da dove partono gli aerei pronti a bombardare decine di migliaia di civili innocenti.


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