Seduzione e nevrosi nell’America d’oggi

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A volte può ancora succedere. Scavalcando le pile di colazioni pranzi merende e cene da Tiffany, tirando dritti oltre i volumi per porno casalinghe inquiete di provincia, anche qui da noi può ancora capitare di imbattersi in questo strano oggetto ormai sempre più difficilmente identificabile: la letteratura. La scrittura letteraria. Un’autrice che costruisce un suo universo riconoscibile dove si può entrare ed essere assorbiti attraverso la costruzione di frasi dense e luminose, intense e struggenti, ritmi che – anche in traduzione – rivelano uno sguardo unico, vivo, nervoso e impertinente sulle nostre vite, che ci precipitano negli umori e nei corpi palpitanti di donne e adolescenti eccentriche, commoventi, erotiche, nevrotiche, bisessuali, sadiche e masochiste, fragili, fintamente disinvolte e leggere, ragazze un po’ perse nel mondo, che tuttavia sembrano rifiutare con forza di entrare nelle parti e nei ruoli che la società  ha disegnato per loro.
Mary Gaitskill (americana, classe 1954) ha scritto finora tre raccolte di racconti e due romanzi, da noi escono in questi giorni un’antologia con i suoi migliori racconti (Oggi sono tua, traduzione di Maurizia Balmelli e Susanna Basso, Einaudi, pp. 418, euro 20) e il romanzo Veronica (traduzione di Dora Di Marco, Nutrimenti, pp. 272, euro 18). Veronica (giudicato dal New York Times fra i dieci migliori romanzi del 2005) è la storia del sentimento che lega due donne, Alison Owen che arrivata a cinquant’anni e con problemi di epatite si guarda indietro, verso tutto quello che ha vissuto, e Veronica Ross, una creatura notturna ed esuberante, malata di Aids che ha scelto di vivere orgogliosamente la sua marginalità . Insieme alla storia delle due viene raccontata tutta un’epoca e la New York degli anni ’80 che già  occupa un suo luogo letterario per i racconti dei Bret Easton Ellis, McInerney, Tama Janowitz ecc… 
Eppure si ha l’impressione che Mary Gaitskill sia andata a scavare nelle sue memorie per riportare in vita quel periodo fintamente disinvolto, fintamente pieno di mille luci per dirne il lato più segreto e ombroso, attraverso le prime vittime dell’Aids e lo spaesamento e le nevrosi di queste due donne. Alison e Veronica, come le altre eroine, sono sicuramente a disagio ma sono anche vive e vibranti, decise a inseguire le loro passioni e allucinazioni. Alison scappa di casa a quindici anni e si mescola con chi come lei ha scelto la vita di strada, poi decide di sterzare, mettere a frutto la sua bellezza ed entrare nel mondo delle modelle. Quando incontra Veronica lei ha vent’anni e la sua amica diciassette di più, Veronica sta con un uomo bisex che le trasmetterà  l’Aids. Cosa hanno in comune le due? All’apparenza molto poco ma il legame nasce dal riconoscersi in una corrente comune fatta di ribellione mescolata a una buona dose di odio verso se stesse, di ricerca e negazione continua di amore e vicinanza. 
Anche nei racconti c’è sempre questo mondo, questo tipo di umanità  resa intrigante dal tocco di Gaitskill, dal suo sguardo che mescola in modo sapiente la cronaca di comportamenti e nevrosi contemporanei con momenti in cui si aprono squarci lirici, che procurano felici capitomboli per il nostro immaginario. Gaitskill ci conduce nelle zone sotterranee che parlano delle spinte vere dei personaggi, nell’analisi sottile, come solo la letteratura può fare, di ciò che muove i desideri, le vite, i tentativi quasi impossibili di scalfire le fortezze dentro cui siamo più o meno barricati. 
E ci si interroga molto sulla bellezza e la bruttezza delle donne e degli uomini, cosa attrae e perché e cosa respinge. La seduzione, altro filo spesso che tiene legati un po’ tutti i personaggi di Mary Gaitskill. Come a dire, siamo tutti così disperatamente alla ricerca di qualcuno da sedurre, anche nel senso etimologico, per condurre qualcuno verso di noi, per portarlo a guardarci, a vederci, così che le nostre vite, riflesse nello sguardo altrui, prenderanno forse quella giustificazione, quel senso che sembra troppo evanescente per afferrarlo da soli, chiusi a chiave dentro di noi. E poi la paura della perdita, di perdersi e di perdere, la nostra migliore amica, la nostra amante, nostro marito, i nostri figli. Eroine disambientate, personaggi disorientati di fronte alle notizie del mondo – come nel racconto Pezzo folk. 
Nella stessa pagina il giornale riporta due notizie. La prima, un uomo che ha confessato di avere prima torturato e poi ucciso una donna e la sua bambina verrà  ospitato in uno dei tanti talk show delle tivvù satellitari. «La sua apparizione era stata agevolata dai genitori della donna, i quali volevano che raccontasse esattamente come si era svolto l’omicidio di figlia e nipote. ‘È stato terribile, – diceva la conduttrice del talk show. – Passerà  alla storia come il più infame tra gli infami’. C’era una fotografia dell’assassino, che sorrideva come se avesse vinto un premio». Poi, poco più giù, si legge di un’altra donna che a San Francisco aveva intenzione di avere rapporti sessuali con mille uomini, e battere il record di un’altra donna del New Mexico che era arrivata a quota 750. «Voglio far vedere di cosa sono capaci le donne, – diceva – non lo faccio in quanto femminista, ma in quanto essere umano».
Esce anche un disegno preciso dell’America, in questo accostamento ripugnante e strano che unisce le due immagini, i nonni della ragazzina uccisa che vogliono sapere i dettagli, ciò che solo l’assassino può raccontare, insieme alla maratoneta del sesso, che «sorride come un predicatore, gli organi esposti per quei mille. Una specie di gara di mangiatori di torta particolarmente disgustosa». 
Mary Gaitskill lavora ai suoi meravigliosi racconti per questo, per dirci che nelle nostre vite ci sono molte botole, ci sono vortici in cui a volte ci ritroviamo calati. Proprio come la donna di San Francisco, la scopatrice seriale che «trasformando se stessa in una macchina del sesso, ha creato una specie di griglia temporanea. Ma sotto, nel luogo del sogno e del sentimento, va in posti che lei, in superficie, non capirebbe».


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