by Sergio Segio | 31 Agosto 2012 15:33
Nessuno stupore nella sostanza: la Fratellanza siriana è uno dei gruppi sunniti più impegnati nel conflitto con il regime e ha buone probabilità di vittoria in libere elezioni. Il discorso era però inatteso nei toni. Una radicalità che ha sorpreso persino gli iraniani. Morsi mostra il ruolo che l’Egitto islamista intende svolgere in Medio Oriente. Nessuna deferenza verso l’Iran, che pure per primo aveva sostenuto la primavera in riva al Nilo, ha appoggiato Hamas, branca palestinese della Fratellanza durante la Guerra di Gaza e auspicato un rapporto stretto con il Cairo dopo le tensioni dell’era Mubarak. Ma il discorso del presidente egiziano non può essere letto solo in questa chiave: nella sua interezza disegna un ruolo più ambizioso per l’Egitto. Incontrando Ahmadinejad Morsi ha convenuto che un intervento militare sia da scongiurare e si debba cercare una soluzione diplomatica alla crisi. Quasi a temperare l’impatto del discorso sulla Siria, durante il discorso ai Non Allineati Morsi ha fatto, poi, riferimento all’appartenenza della shi’a alla comune famiglia del Profeta. Un passaggio, apparentemente religioso, che non sarà certo piaciuto a Riad ma che denota la volontà egiziana di sfuggire alla polarizzazione sunniti/ sciiti, sostenuta dai sauditi, acerrimi nemici degli sciiti e dal loro grande protettore iraniano. Il Fratello Morsi sembra dire a Teheran che l’Egitto può svolgere un ruolo nell’evitare il suo isolamento nel mondo islamico. Offerta che la Repubblica Islamica, mentre si avvicina la resa dei conti con Israele, non può certo trascurare. L’Egitto di Morsi esige, dunque, mani libere. Da Teheran come da Riad. Una “terza via” che non si schiacci né sul rigido campo sunnita immaginato dal Golfo né sulle posizioni iraniane. Una scelta che implica alleanze variabili, sui temi, nel mondo della Mezzaluna; un pragmatismo evidente persino nei dettagli, come la rivendicazione da parte di Morsi del ruolo anticoloniale svolto nel movimento dei Non Allineati dall’Egitto di Nasser, il leader che ha represso duramente la Fratellanza negli anni Cinquanta.
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