Scadenze Brevi e Bond societari le Mosse per evitare i Rischi sui Btp

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Ridurre il rischio di portafoglio e migliorarne il rendimento. È l’esigenza molto concreta che devono affrontare centinaia di migliaia di risparmiatori italiani che detengono un portafoglio «ingessato» in titoli del Tesoro a scadenza medio-lunga. Con la crisi dello spread tra il Bund e il Btp, dal primo giugno 2011 a oggi le quotazioni dei Btp «lunghi», sono scese notevolmente. In poco più di tredici mesi il trentennale (scadenza 1/9/2040) ha perduto l’11,9% della sua quotazione. Il titolo a 15 anni (1/3/2026) ha lasciato invece sul terreno l’8,6%, mentre il decennale ha visto scendere il suo valore sul mercato secondario del 6,6%. Minime le perdite dei Btp a breve scadenza, che in qualche caso hanno addirittura registrato un lieve guadagno rispetto ai prezzi del giugno dello scorso anno. Naturalmente si tratta di perdite e di guadagni soltanto «teorici», che diventano effettivi in caso di smobilizzo del titolo prima della scadenza naturale. Nessuna perdita colpisce chi mantiene l’obbligazione in portafoglio fino alla data del rimborso. 
«Ci può tuttavia essere l’esigenza di liquidare gli investimenti prima del termine e allora è necessario disporre di un giardinetto di titoli il più possibile immune dalle oscillazioni dei prezzi di mercato. Per questo è necessario svolgere un’azione concreta di manutenzione del portafoglio per ridurrne la volatilità  e il rischio», spiega Antonio Ruggeri, specialista del mercato obbligazionario di Banca Albertini Syz. 
Il paniere indicato nel grafico a torta è il risultato dell’azione di aumento della diversificazione, e riduzione della durata di vita dei titoli, svolta su di un portafoglio-tipo originario, composto per la metà  (ad esempio 50 mila euro) in Btp a 10 anni, per il 20% (20 mila euro) da Btp a 30 e a 15 anni, e per il resto in obbligazioni del Tesoro italiano con scadenza «breve», a tre e a cinque anni. 
«Un paniere dominato da titoli “lunghi” come quello ipotizzato ha una durata finanziaria di circa 6 anni e di conseguenza le quotazioni sono molto sensibili alle oscillazioni dei tassi di interesse», dice Ruggeri. Il nuovo giardinetto di titoli obbligazionari (vedi grafico), investe lo stesso ammontare di risorse finanziarie, ma è molto più diversificato e la sua durata media si riduce di quasi un terzo, a 4,5 anni. 
«Nonostante il maggior livello di sicurezza, il nuovo paniere mantiene un rendimento pressoché invariato rispetto al precedente portafoglio, con una cedola media attesa che oscilla fra il 4,3, e il 4,7%», aggiunge Ruggeri. 
Si tratta di un rendimento relativamente sicuro, soprattutto se viene messo a confronto con l’andamento del portafoglio di Btp «lunghi». Che da giugno a oggi, nonostante il contributo positivo delle cedole, se venisse venduto registrerebbe una perdita, proprio a causa delle minusvalenze subite dai Btp lunghi stessi.
«Uno dei modi più efficaci per dare maggiore stabilità  ai rendimenti e per ridurre il rischio in un portafoglio “anti-spread” consiste nel vendere una parte dei titoli a lungo termine e con il ricavato puntare con decisione sui Btp Italia, le nuove obbligazioni indicizzate all’inflazione con durata quadriennale», sottolinea Daniele Guidi, responsabile delle gestioni obbligazionarie di Bnp Paribas IP. 
Dopo la «manutenzione», il Btp Italia incide sul portafoglio per un ammontare di 10 mila euro (quota che potrebbe essere aumentata); allo strumento è associato un rendimento «reale» del 3,37%, che sale a circa il 5,37% se si considera anche la parte di rivalutazione dovuta all’aumento del costo della vita. 
La quota ad alto rischio del Btp trentennale «tradizionale», è sostituita invece da un altro trentennale, con rendimento agganciato al tasso di inflazione (in questo caso europea), scambiato oggi sul secondario a 67. Un livello di prezzo che fa sperare in un possibile rimbalzo. 
Infine la fetta disinvestita dai Btp a dieci anni — trentamila euro — merita, secondo gli analisti di Albertini Syz, di essere ricollocata in quote più piccole di emissioni societarie. Tra queste, una porzione di 5 mila euro ciascuna potrebbe andare alle emissioni «senior» (molto sicure) delle principali banche italiane, ma con vita residua molto breve. Il restante potrebbe essere suddiviso in obbligazioni «brevi» di società  del settore energetico (Eni, Repsol), e in titoli Enel e Banque Psa (Peugeot Finanziaria). Tutte obbligazioni «investment grade» (sicure) e con un basso potenziale di oscillazione delle quotazioni.


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