Samsung-Apple, la guerra si sposta nei negozi
ROMA — La guerra degli smartphone continua senza esclusione di colpi. Il nuovo capitolo prevede un nuovo scontro in tribunale, perché Apple ha ufficialmente chiesto il blocco della vendita di otto telefoni cellulari di Samsung a seguito della vittoria sull’azienda coreana nel processo per la violazione di alcuni brevetti. Gli otto modelli, alcuni per tutte e sette le caratteristiche riconosciute come «copiate » dal tribunale, altri soltanto per una, secondo lo schema presentato al tribunale dai legali di Cupertino, dovrebbero quindi essere esclusi dalla vendita nel mercato americano con una specifica ingiunzione.
Si tratta del Galaxy S 4G, del Galaxy S2 AT&T, del Galaxy S2 Skyrocket, del Galaxy S2 T-Mobile, del Galaxy S2 Epic 4G, del Galaxy S Showcase, del Droid Charge e del Galaxy Prevail. La richiesta di blocco delle vendite non causerebbe particolari danni nell’immediato alla Samsung, perché tutti i dispositivi presi in considerazione hanno già esaurito i loro potenziale di vendita e in alcuni casi già non sono più disponibili nei negozi, ma aprirebbe
la strada ad un possibile blocco di altri dispositivi, in particolare i due modelli di punta di Samsung, il Galaxy S3 e il nuovissimo modello del Note, che va anche a incrociare il mercato dei tablet, lasciato intatto dalla sentenza di San Jose.
Per ottenere il ritiro dal mercato gli avvocati di Tim Cook dovranno dimostrare al giudice Lucy Koh, cui ancora spetta il caso, che la loro presenza negli scaffali dei negozi crea alla Apple un danno consistente e, forti della vittoria appena incassata, potrebbero ottenere questo risultato con relativa facilità . Il passo seguente sarebbe quello della richiesta di blocco preventivo per i modelli più recenti della produzione di Samsung, che contrariamente agli otto attualmente in questione, sono fondamentali nella attuale strategia di mercato di Samsung.
Ci vorrà ancora del tempo per capire come questa vicenda andrà a finire e come potrà davvero influire sul mercato e, di conseguenza, avere dei riflessi anche per i consumatori, limitando la vendita di determinati prodotti in questo o in quel paese dove le aziende si fanno o si faranno causa sui diversi brevetti. Siamo solo all’inizio di uno scontro che potrebbe essere risolto in maniera definitiva o attraverso accordi di licenza tra un azienda e l’altra, o, come auspicano in molti, con un iniezione di creatività e innovazione che porti sul mercato prodotti decisamente diversi gli uni dagli altri.
Nel frattempo, prima che il giudice Koh abbia il tempo di esprimersi sul blocco, Apple avrà presentato il suo nuovo e attesissimo iPhone 5, arriveranno i nuovi prodotti di Microsoft basati su Windows 8 e Samsung avrà iniziato non solo a modificare i prodotti che attualmente violano i brevetti Apple ma anche
a studiare una controffensiva che, partendo dagli appelli in tribunale, dovrà fare in modo di limitare i danni materiali e di immagine che l’azienda coreana ha già patito con la prima condanna.
E poi? E poi c’è Android, il software di Google che «anima» gli smartphone di Samsung e moltissimi altri telefoni nel mondo, il «vero» nemico di Google e del suo IOS, che fino ad oggi è rimasto sullo sfondo della battaglia
legale tra le aziende. Per adesso i responsabili di Google si limitano a dichiarare che «la maggior parte dei brevetti in discussione non riguarda il nucleo centrale di Android» e che il ricorso in appello rivedrà le violazioni
e la validità dei reclami sui brevetti». Ma è evidente che la partita in gioco è molto più grande di quella legata a qualche modello di telefonino: «L’industria della telefonia mobile — prosegue il comunicato di Google —
sta sviluppandosi velocemente e tutti gli attori in gioco si rifanno a idee che sono in circolo da decenni. Noi lavoriamo con i nostri partner per dare ai consumatori prodotti innovativi ed affidabili e non vogliamo che niente ponga dei limiti a questo».
La battaglia, comunque, non si limita al territorio americano e sono molti altri i paesi in cui Samsung e anche Apple hanno vinto battaglie e bloccato la vendita di questo o quel modello nei diversi mercati, com’è accaduto ad esempio in Corea del Sud, dove alla fine di un simile processo sono stati bloccati dieci prodotti della Samsung, tra i quali il solito Galaxy S2, e quattro di Apple, primo fra tutti l’iPhone 4.
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