Salvataggio, Madrid prende tempo

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BRUXELLES — Prima le speranze, ora i dubbi. E si ferma così la corsa delle Borse europee seguita al giovedì nero della scorsa settimana. Dopo tre sedute caratterizzate da buoni rialzi, le piazze finanziarie hanno registrato deboli ribassi fatta eccezione per Milano e Londra, che hanno chiuso sopra la parità . Lo spread dei Btp italiani sui Bund tedeschi si è attestato a 445 punti base. 
Negativa, invece, Madrid (-0,84%), su cui hanno pesato le aspettative della richiesta di attivazione dello scudo anti-spread oltre che le voci di una possibile «iniezione anticipata», pari a 30 miliardi di euro, per la ricapitalizzazione delle banche iberiche in difficoltà . Proprio questa notizia ieri ha fatto schizzare il titolo di Bankia, che ha chiuso con un +24%. Ma a Bruxelles il portavoce della Commissione europea, Olivier Bailly, ha dichiarato che «non è arrivata una richiesta dalla Spagna per l’attivazione di aiuti di emergenza». Madrid è in costante contatto con Bruxelles, tuttavia per l’avvio della procedura è necessaria una richiesta formale «fondata e qualificata», dalla quale dipenderanno i tempi, le modalità  e gli istituti di credito che beneficeranno del prestito d’urgenza. Considerando che Ferragosto è ormai prossimo, ci potrebbero volere un paio di settimane.
La giornata sui mercati ha risentito anche dei dati deludenti di Germania e Francia. E fuori dell’area euro non è stata risparmiata nemmeno la Gran Bretagna. Le esportazioni tedesche hanno registrato una flessione dell’1,5% e la produzione industriale ha fatto segnare un calo dello 0,9%. In entrambi i casi si tratta di risultati peggiori delle attese degli analisti e che seguono a quello estremamente negativo sugli ordini (-1,7%) di due giorni fa. Tuttavia la Confindustria tedesca si è affrettata a rassicurare che a fine anno l’export sarà  su un «buon livello», in crescita del 3%. A Parigi la situazione non è migliore: la Banca di Francia prevede un calo del Pil dello 0,1% nel terzo trimestre, dato che porterebbe il Paese in una recessione tecnica. Le prime conferme arriveranno martedì prossimo, con la diffusione della stima sul Pil del primo trimestre. Situazione complessa anche in Gran Bretagna. La Bank of England ha tagliato le stime di crescita, che nei prossimi due anni non supererà  il 2% contro il 2,5% previsto il mese scorso. 
Insomma, comincia a diffondersi l’idea che ormai nessuno sia immune dal contagio. E forse per questo la revisione dell’outlook della Grecia, da stabile a negativo, da parte dell’agenzia di rating Standard&Poor’s, comunicata l’altra notte, non ha avuto grande effetto sui mercati. «L’impatto delle agenzie di rating è meno grande rispetto all’inizio della crisi» del debito sovrano, ha commentato una fonte europea, che ha sottolineato «lo scollamento tra quanto dicono le agenzie di rating e le reazioni dei mercati». È evidente che ora lo sforzo di Bruxelles è quello di gestire la permanenza di Atene nell’eurozona, perché una rottura della moneta unica sarebbe un danno per tutti i Paesi di Eurolandia.


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