Quanto Tito, Nehru, Nasser e Sukarno…
Erano decenni che un vertice del Movimento dei Non Allineati non faceva tanto notizia. Almeno dalla fine della Guerra fredda, quando questa istituzione nata in pieno mondo bipolare ha avuto difficoltà a ripensare il suo ruolo. E che differenza tra il mondo di questo inizio di XXI secolo e quello del 1955, quando si riunì a Bandung, in Indonesia, la prima «conferenza afro-asiatica» contro il colonialismo, seguita nel 1961 a Belgrado, allora capitale della Jugoslavia indivisa, dal primo vertice del nascente Movimento. I fondatori erano personaggi del calibro del presidente della Jugoslavia (allora indivisa) Josif Broz Tito; quello egiziano Gamal Abd-el Nasser, l’indonesiano Sukarno, il primo ministro dell’India Jawaharlal Nehru, e il presidente del Ghana Kwame Nkrumah: cinque leader che avevano guidato e vinto lotte contro il fascismo (nei Balcani) e contro il colonialismo (India, Indonesia, Ghana) o aggressioni imperialiste (Egitto), con forti accenti sui principi di sovranità e indipendenza nazionale, coesistenza pacifica, cooperazione e giustizia internazionale, e sulla pace e il disarmo. E, prima di tutto, sul rifiuto di «allinearsi» con una delle due superpotenze. L’Iran ha aderito al Movimento dei non Allineati dopo la Rivoluzione islamica del 1979. Nel 1998 la presidenza di turno è andata al Sudafrica, uscito solo quattro anni dall’apartheid, e la figura di Nelson Mandela ha ridato lustro al movimento. Ma ormai il declino era cominciato: con la fine della Guerra Fredda, quando il collante del «non allineamento» ha perso la sua importanza e sono emerse le differenze di interessi tra i paesi membri (già in passato del resto erano sorte contraddizioni e anche guerre tra paesi membri: come India e Pakistan, o Iran e Iraq negli anni ’80). Nel mondo post guerra fredda il Movimento ha messo l’accento sui principi di multilateralismo, eguaglianza, mutua non-aggressione e non ingerenza, nel tentativo di diventare una voce del Sud Globale del mondo. Oggi il Movimento dei Non Allineati rappresenta circa due terzi dei membri dell’Onu, cioè 120 paesi, che fanno oltre la metà della popolazione mondiale. Ma non sempre riesce ad agire come un «blocco», e il suo peso politico continua a declinare. I suoi vertici sono da tempo occasioni di routine, senza particolare mordente. E sarebbe così anche per questo 16esimo vertice dei Non Allineati, se non si tenesse a Tehran.
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