Dopo le Pussy Riot rischia Kasparov 0

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GIRO DI VITE IN RUSSIA. Pussy Riot divide la Russia, in modo ineguale: alla minoranza rumorosa che contesta la condanna inflitta a Nadja Tolokonnikova, Maria Alyokhina e Yekaterina Samutsevich i sondaggi contrappongono una netta maggioranza che invece ritiene equo il processo e giusta la condanna. Il patriarcato di Mosca, che quella sentenza ha voluto fortemente, ora chiede clemenza: forse si metterà  in modo un meccanismo per tirar fuori dal carcere le tre ragazze (o almeno le due che hanno figli piccoli) prima del termine.

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La lotta di classe ribolle in miniera 0

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SUDAFRICA · Resta alta la tensione a Marikana, dopo il massacro di 34 minatori. Ma non è solo un conflitto sindacale

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Un’Europa a pezzi, d’accordo solo sul mandato di cattura 0

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Dopo l’11 settembre il continente si è fatto fortezza. Unici dubbi da corti costituzionali e da (pochi) giuristi Il 16 ottobre del 1998 Augusto Pinochet venne arrestato a Londra. Le autorità  inglesi avevano ricevuto una richiesta di estradizione dal giudice spagnolo Baltazar Garzòn il quale stava conducendo un’inchiesta sui crimini di tortura commessi dal dittatore cileno. Si aprì allora un dibattito giurisdizionale pubblico intorno alla persecuzione su scala universale dei crimini contro l’umanità .

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Assange unisce il Sud America 0

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I GIOCHI DI LONDRA. Oggi la prima conferenza stampa del mediattivista chiuso dentro l’ambasciata ecuadoriana di Londra a cui il presidente Correa ha concesso l’asilo diplomatico che fa infuriare gli inglesi

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Siria, giallo sulla fuga del vice di Assad 0

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“È agli arresti”. “No, si è nascosto”, Damasco smentisce. Voci di diserzione di tre pezzi grossi del regime

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In tribunale per curare la figlia con le staminali 0

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Destinata a morire, Celeste è viva grazie a una terapia sperimentale. Stop del pm, deciderà  il giudice

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Mutui, a giudizio Moody’s e S&P Deutsche Bank, embargo violato 0

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Stati Uniti, il tribunale respinge il ricorso delle due agenzie di rating: via al processo

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Metamorfosi del ribelle 0

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Inuovi profeti della rivoluzione non somigliano più a Che Guevara. Non pensano che il potere nasca dalla canna del fucile. Semmai da twitter e dai cellulari. Il loro riferimento non sono più Lenin o Mao, e nemmeno Khomeini. Sono Gandhi, Aung San Su Kyi, Nelson Mandela. Predicano e fomentano la ribellione e la disobbedienza civile, non la guerra civile. Sono l’incubo dei dittatori di lungo corso, si sono rivelati capaci, contro ogni previsione, di scuotere e far crollare come castelli di sabbia regimi che sembravano di ferro. La loro “Internazionale” non ha nessun “centro”. Non è riconducibile a nessuna delle ideologie “forti” che avevano segnato il Novecento e nemmeno ai sussulti nazionalistici e religiosi che poi le hanno soppiantate. Non hanno mai preteso di “esportare” alcunché, nemmeno la democrazia. E comunque non alla maniera dei nostalgici di Bush.

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L’uomo che insegna a fare la rivoluzione 0

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“La democrazia”, dice in esclusiva a “Repubblica”, “si conquista con l’umorismo”.Si chiama Srdja Popovic, serbo, quarant’anni. Si è fatto le ossa con il regime di Milosevic. Da quando ha fondato un centro per la strategia non violenta, tutti gli attivisti del mondo, dalle primavere arabe alle rivolte arancioni, vanno a scuola da lui

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Il doppio legame che soffoca Wikileaks 0

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Il maggior rischio per Julian Assange non è la sua cattura da parte di Scotland Yard, ma che leghi Wikileaks al suo destino. Possibilità  che avrebbe molte spiegazioni. In fondo è stato l’hacker australiano a mettere in piedi il gruppo di informatici e mediattivisti che ha preso il nome Wikileaks; è stato inoltre Assange a studiare le forme di finanziamento all’organizzazione.

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La traccia di rossetto colpisce ancora 0

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Qualcosa come trent’anni fa lo storico americano Greil Marcus ci aveva spiegato che il punk era in realtà  una «percorso segreto» inscritto nel cuore della cultura occidentale. Un filo rosso che univa gli eretici medievali al movimento Dada, i situazionisti a Johnny Rotten dei Sex Pistols e ai suoi due versi d’esordio vomitati in un disco del 1976: «Sono un anticristo/ sono un anarchico». Roba da museo.

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Tre anni di carcere per Nabil Rajab, attivista dei diritti umani 0

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BAHRAIN – La repressione che in Occidente non fa scandalo, il paese di al Khalifa è strategico «in chiave Iran»

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E Zuma ordina un’inchiesta 0

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SUDAFRICA – Si aggrava il bilancio della strage di minatori: 34 morti. Il presidente chiede «dialogo»

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Assange sfida Londra: “Parlerò dall’ambasciata” 0

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L’Ecuador: “Può restare lì a tempo indeterminato”. E Cameron frena il suo ministro

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Siria, missili terra-aria ai ribelli “Armi Usa entrate dalla Turchia” 0

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I media arabi: fornitura di quattordici Stinger. Battaglia all’aeroporto di Damasco

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