by Editore | 29 Agosto 2012 13:16
TORINO — Il Giappone preferisce i due tempi. L’ad di Mazda Italia, Wojciech Halarewicz, conferma a Repubblica: «Non ci poniamo limiti nella collaborazione con Fiat. Ora siamo concentrati sul primo passo, quello che assorbe tutti i nostri sforzi. Si tratta di chiudere l’accordo annunciato a maggio per la produzione in Giappone di un modello Alfa Romeo da realizzare sulla nuova piattaforma dell’MX-5. Siamo ai dettagli ma dovremo arrivarci entro la fine dell’anno. Solo dopo aver chiuso quel capitolo se ne potrebbero eventualmente aprire altri che oggi non sono in discussione».
Così dunque la Mazda commenta le indiscrezioni su un possibile utilizzo degli stabilimenti italiani di Fiat per produrre anche auto della casa giapponese. Una soluzione che avrebbe convenienze reciproche: alla Mazda consentirebbe di avere finalmente una base produttiva in Europa, così come accade già oggi per gli altri costruttori nipponici. Alla Fiat sarebbe utile per dividere i costi fissi degli stabilimenti, oggi molto onerosi per la scarsa produzione chiesta dal mercato. In un periodo di yen forte la casa nipponica sfrutterebbe la crisi dell’eurozona per utilizzare gli impianti italiani a costi relativamente contenuti. Del resto è quel che accadrà a Hiroshima con l’accordo già annunciato: in quel caso sarà il Lingotto ad aiutare i giapponesi a ripartire i costi della nuova piattaforma dell’MX-5. Perché dunque non immaginare una reciprocità con i giapponesi che dividono con Fiat i costi di progettazione delle nuove architetture delle utilitarie, a partire dalla nuova Punto?
Uno scenario destinato a ribaltare molti luoghi comuni consolidati nel Novecento. Qualche decennio fa sarebbe stato impossibile immaginare una collaborazione produttiva tra la Fiat e i giapponesi. Il Lingotto era in prima fila, insieme ad altri costruttori europei, per tutelare il mercato domestico dallo sbarco dei modelli del Sol levante. I dazi e il protezionismo doganale europeo caddero solo a metà degli anni Ottanta. Oggi l’ex nemico commerciale potrebbe diventare invece un prezioso alleato. Ma i tempi, pare di capire dalle parole dell’ad italiano del gruppo nipponico, non sono immediati: «Prima chiudiamo il dossier sulla collaborazione tra MX-5 e Alfa, poi potremo aprirne altri. Questa prima trattativa serve anche a conoscerci meglio». L’impressione insomma è che prima di decidere lo sbarco produttivo in Italia la Mazda voglia valutare bene i rapporti con il nuovo alleato. Nel frattempo
si mettono a punto quelli che l’ad italiano del gruppo giapponese definisce «i dettagli» dell’intesa sulla produzione dell’Alfa a Hiroshima: una spider che molti hanno già battezzato «il nuovo Duetto». Trattativa importante perché potrebbe diventare la fase uno di un progetto più vasto destinato a portare in Italia una parte della produzione Mazda. In realtà i tempi per decidere appaiono abbastanza stretti se il 30 ottobre prossimo Marchionne
dovrà presentare al consiglio di amministrazione il suo piano per la produzione negli stabilimenti italiani. In due mesi tutto si dovrà decidere in casa del Lingotto, a cominciare da quanti soldi intendono investire gli azionisti nelle fabbriche della penisola. Qualche prima indicazione potrà venire oggi dalla riunione del cda di Exor, la finanziaria degli Agnelli che controlla il Lingotto e che deve approvare il bilancio semestrale.
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